Casa Nemorense

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martedì, giugno 19, 2007

L'unica differenza è il setting.

Chi ha detto che nel blog sappiamo solo criticare Carli? Spesso noi stessi diciamo che ha introdotto dei pensieri innovativi. Il suo stile provocatorio e destabilizzante, oltretutto, ha per l’ennesima volta dimostrato la sua efficacia, anche se in modo indiretto. Ogni volta che viene pubblicato il testo del suo esame sul blog da discutere, scoppia un casino pazzesco: discussioni, confronti, insulti, record di commenti. Sarò un cultore dell’erotismo della litigata, ma questi casini, oltre che divertenti, sono utili. Fra insulti e citazioni, un nuovo ospite neolaureato, pensando di stupirci con la sua erudizione, ha citato il prof Montesarchio e la sua visione del setting. Da tempo coltivavo l’idea di affrontare l’argomento e la citazione mi ha fatto pensare che sia arrivato il momento di tirarlo fuori, se non altro per cambiare argomento. Citando lo stesso Montesarchio ho scelto l’immagine, spero, sufficientemente provocatoria. In quanto la psicologia è una professione con una tecnica indubbiamente “debole”, se non inesistente e con basi epistemologiche fragili e non universalmente condivise, lo psicologo si ritrova a rischiare di diventare un professionista di serie B, se paragonato a ingegneri, architetti, medici o avvocati.
Certo, non dobbiamo scadere nel vittimismo, non possiamo dimenticare che, come ho già detto, la psicologia non è l’unica disciplina che ha problemi, anche una scienza “strong” come la fisica ha avuto numerosi sconvolgimenti epistemologici. Resta comunque il fatto che la professione di psicologo sia in una posizione delicata, vittima forse degli stereotipi più imprecisi che si possano avere su dei professionisti: per l’immaginario comune gli psicologi sono tutti strizzacervelli, psichiatri, psicoanalisti di orientamento freudiano, spesso semplicemente dei coglioni.
Che fare?
Se un ingegnere può fare affidamento alle sue conoscenze tecniche per erogare un servizio, a cosa può fare affidamento uno psicologo?
Al setting.
Questo è lo strumento, forse l’unico, che può utilizzare uno psicologo. Gli psicologi devono porre attenzione a tutti quegli elementi relazionali che sono ignorati dagli altri professionisti. Un bravo ingegnere sa progettare una diga; un buon architetto sa costruire un palazzo; un buon medico sa fare un’appendicectomia; un avvocato sa l’art.57 comma 1; un bravo psicologo, se ha accettato di prenderla in cura, è in grado accogliere nel suo studio una biondona da urlo ninfomane senza farsela e mandare a puttane la terapia. E il bello è che lo può fare senza il bisogno di essere un santo, provate a chiedere di fare la stessa cosa a un avvocato! Oltretutto, fuori dal setting terapeutico, lo psicologo non dovrà essere necessariamente così casto e quindi, se per caso incontrasse una donna simile che non gli chiede di prenderla in terapia, la può rimorchiare senza rimpianti. Ma allora qualcosa gli psicologi la sanno fare! All’interno del setting, oltre tutto, tutti gli elementi che ho detto prima come le differenze fra la professione psicologica e le altre, l’impossibilità di dispensare interventi tecnici, la mimesi del modello medico, invece di essere un ostacolo, diventano degli ottimi elementi da analizzare all’interno della relazione. Cerchiamo quindi di distinguere i buoni psicologi da quelli che non sanno fare il loro lavoro.
Nel blog, per esempio, a volte cazzeggiamo, a volte sfoghiamo i nostri agiti di studenti di psicologia frustrati, a volte cerchiamo di proporre argomenti di natura clinica, proponendo un setting che, secondo me, si avvicina o ha almeno intenzione di avvicinarsi a un setting clinico.
La competenza, per me, non sta solo nel mostrare i muscoli e nello snocciolare termini tecnici o citazioni, ma nell’individuare il setting, nel mantenerlo e nell'uscirne fuori quando necessario.
Un esempio di competenza psicologica, secondo me, starebbe nel capire quando in questo blog si propone cazzeggio, quando si cerca di affrontare tematiche psicologiche e quando le due cose si mischiano volutamente o per errore.
O, se vogliamo abbassare i nostri standard, basterebbe che le persone imparassero leggere bene quello che scrivono gli altri, prima di emettere sentenze perentorie ed appiattirne i contenuti, come succede col pensiero di alcuni prof (Carli incluso) e con le tematiche del blog. Cosa che molte persone che intervengono fra i commenti di questo blog non hanno imparato a fare.

25 Comments:

  • vojos las camisetas con scrittos "ie coludo y me nes fottos".....

    scusate l'espanholitos, ma so' un po' ignorante!!! ahò!!!!!!

    By Blogger SANTO SUBITO, at 10:47 AM, giugno 21, 2007  

  • francesco (...), tu che sai fa le traduzioni puoi intervenire?

    By Blogger SANTO SUBITO, at 10:50 AM, giugno 21, 2007  

  • AHOOO'''!!!!!!!

    STAY BEEF, PLEASE!!!!!! (trad. STATE MANZI, PE FAVORE!!!!!!)

    NUN ME DOVETE DA CHIEDE AIUTO CO STA ROBA, CHE VE 'HO GIA' DETTO, IO IL LATINO NUN 'O MASTICO!!!!!!!!

    By Anonymous Anonimo, at 10:52 AM, giugno 21, 2007  

  • Suvvia, Bob, "io colludo e me ne fotto" è una frase vecchia fatta dagli studenti di qualche anno fa, dobbiamo inventarci qualcosa di nuovo! Io propongo la frase del faggiano "non colludere o diventi cieco".

    By Blogger Edric Ant, at 1:52 PM, giugno 21, 2007  

  • IN effetti è vero che I casi clinici rimangono ancora in pole per record di interventi. Mi sembra un buon esempio di accostamento tra il serio e l'ironico questo blog. E magari andassero sempre d'accordo insieme:::

    By Blogger leone, at 11:28 PM, giugno 22, 2007  

  • P.S
    Tancrè so che ti rosica il record di commenti di cenciotti. Meglio ammetterlo che fare di tutto per cambiare argomento. AH.. AH .. AH

    By Blogger leone, at 11:34 PM, giugno 22, 2007  

  • Per fortuna ho superato la mia fase in cui volevo questo primato, anche se mi fa sempre piacere vedere i commenti sui miei post. Il record di commenti l'ho raggiunto tempo fa e e l'ho mantenuto abbastanza a lungo da potermi considerare soddisfatto.
    Del resto, il post è stato pubblicato quando quello di bob aveva già superato il mio record, quindi, lo scopo di cambiare discorso non avrebbe senso...

    By Blogger Edric Ant, at 11:49 PM, giugno 22, 2007  

  • piccola osservazione: il post di tancredi è arrivato quando ero a quota 70 commenti, quindi il suo record era solo eguagliato!
    (chissà che non fosse un tentativo di risperato di mantentere la leadership, seppur condivisa!)
    mentre il commento "per dimostrare che avevo torto", è arrivato ben oltre il fatidico 71.. quando ormai non dimostrava più nulla, essendo il suo record già ampiamente battuto..

    cmq mi fa piacere che anche THE LION stia tornando a solcare le terre di questo blog! bentornato: a proposito, che ne dici di partecipare anche tu alla soluzione dell'ormai celebre caso clinico?

    chissà che non arrivi in tripla cifra... ahahah!

    By Blogger SANTO SUBITO, at 1:43 PM, giugno 25, 2007  

  • Qui rimaniamo nel campo delle congetture. Forse anche stavolta è un tranello per dimostrare su quanto possiamo incartarci su questioni futili, ma io abbocco volentieri perchè come sai, a me piace attaccare briga.

    Se eri arrivavo a 70, cosa che onestamente non ricordo, (se ti sei anche segnato l'ora in cui hai battuto il mio record, inizio a pensare che ora sei tu quello con l'attaccamento morboso per i commenti!) sono sicuro che in ogni caso l'avresti superato. Questa mia convinzione proviene dalla tua tendenza a scrivere spesso commenti anche per dire due cazzate, cosa che del resto feci anche io nel caso del mio ultimo post di 70 commenti.

    In ultimis, ripeto che se avessi voluto impedire la tua "vittoria", avrei boicottato la mia partecipazione al tuo post, cosa che, invece non è successa. Non che mi sia messo a contare i miei commenti e quelli che ho attirato in reazione a essi prima del decisivo settantesimo commento, ma credo siano un bel po'...

    By Blogger Edric Ant, at 5:00 PM, giugno 25, 2007  

  • beh, il fatto che io "ricordi" che il tuo post è stato messo quando ero a quota 70, non deriva da una mia morbosità, non è neanche memoria, deriva semplicemente dal fatto che nel 71esimo commento (quello in cui commentavo il tuo post appena sfornato) ho scritto proprio che si trattava del 71esimo!

    tra l'altro (ti dimostro che hai torto :-P) lì scrissi "il mio post, che con 71 commenti si avvicina minacciosamente alla leadership assoluta".. ecco, non mi ero neanche accorto che era quello il commento della leadership, ho solo scritto che vi si avvicinava, pensa che credevo addirittura che il record stava a più di 100.. questo tanto perché mi accusi di maniacalità!

    detto questo, ti ringrazio per i commenti, compreso quello che hai scritto, cancellato (lasciandone la carcassa a far numero..) e rimpiazzato con un altro!

    By Blogger SANTO SUBITO, at 11:15 PM, giugno 25, 2007  

  • Bob, alzo la bandiera bianca. Tanto, credo che non riuscirò mai a dimostrare che non rosico per questa storia dei commenti, nè che questo post fosse qualcosa di diverso da un volgare diversivo. Se continuassi a ribattere, si direbbe che rosico perchè sto sulle difensive o perchè cerco di raggiungere i 100 commenti per riacquisire il primato (cosa che, razionalmente, mi sembra sterile e molto difficile). Ora che cerco di porre fine alla questione, qualcuno dirà che voglio sotterrare la faccenda,troncandola.

    Conscio di questo, nonchè del fatto che non potrò mandare avanti la discussione e ammucchiare commenti come piace a me, propongo comunque di gettarci alle spalle la questione.
    Pensatela tutti come vi pare, ma questo post, diversivo o meno, ha un contenuto e un messaggio che penso e spero siano chiari. E vorrei che qualcuno tirasse qualcosa da dire in proposito.
    Grazie.

    By Blogger Edric Ant, at 11:37 PM, giugno 25, 2007  

  • peccato, eri sulla buona strada per i 100!

    comunque di questo post ho preferito cogliere la dimensione operativa, cercando ad esempio di riprodurne la dinamica in altro setting, piuttosto che discutendone razionalmente qui.. forse è anche per questo che i commenti tendono a essere un po' scissi dai contenuti del post; forse, ripeto, la cosa più interessante del tuo spunto è il suo suggerire un'operazione, piuttosto che il dare un tema su cui discutere.

    vuoi mettere un bel caso clinico? a meno che anche questo non diventi un "caso clinico"...

    By Blogger SANTO SUBITO, at 12:27 AM, giugno 26, 2007  

  • Questa non è la prima volta che vieni a pretendere un caso clinico. Perchè vieni a chiederlo a me, povero studente di psicologia, che non ho ancora una laurea e tantomeno un lavoro inerente a tale preparazione?
    Se proprio lo vuoi sapere, nonostante ciò potrei dirti un paio di esperienze che si possono definire "cliniche", esperienze che ho avuto con amici, confidenti e, ahimè, ex-ragazze.
    Me n'è venuto in mente uno che sarebbe perfetto alla bisogna.

    Ma non te lo posso dire per i seguenti motivi.
    1) Se gli interessati sapessero che sono andato a spifferare i loro segreti, etichettandoli come casi clinici, anche se storpiassi i nomi, credo che mi ucciderebbero e farebbero pure bene.
    2) Verrei giustamente tacciato di megalomania dai miei affezionati detrattori perchè non mi posso improvvisare psicologo senza la laurea.
    3) Anche se avessi una laurea, andrei ugualmente criticato perchè quelli erano confidenti, non pazienti e avrei violato quello che, come ho scritto nel post, è un elemento vitale per l'erogazione di una prestazione psicologica, il setting.

    Noi non possiamo distribuire categorie cliniche a destra e a manca e questo vale sia per quelle diagnostiche, sia per quelle carliane secondo me.
    Il brutto è che, in quanto studenti di psicologia, spesso amici, conoscienti e perchè no, fidanzate, poichè hanno una visione profondamente stereotipata e imprecisa dell'attività psicologica, ci considerano come psicoterapeuti avviati per il solo fatto che studiamo in questa facoltà. In questi casi l'importante è cercare di sfatare questi miti, mettere in chiaro che il confidente di passaggio non lo possiamo trattare come paziente, ma al massimo da amico o quantomeno, col senno di poi, non possiamo in seguito raccontare un' esperienza simile descrivendola come un caso clinico.

    By Blogger Edric Ant, at 11:37 AM, giugno 26, 2007  

  • Tuttavia, mi sento in vena di colludere, come sempre.
    Di casi adatti alla questione descritti in questo corso di laurea, ce ne sono a iosa, ma non mi va di copiarne uno, perchè mi sembra scontato.
    Cercherò quindi di costruirne uno adatto, mai vissuto, creandolo grazie all'unione di elementi presi qua e partendo con dall'inizio di un vecchio caso accennato da antonello nel post delle torri d'avorio (quello dei 70 commenti, tanto per capirci e ora potete pure accusarmi di esserne ancora ossessionato, non me ne frega niente).
    Il caso è il seguente, una specie di "caso Frankenstein", costruito con pezzi di casi vari e spero che sia un collage non troppo mal riuscito.

    Un ragazzo di 17 anni entra in terapia e dice allo psicologo che è stato convinto dai genitori a entrarvi, perchè va male a scuola e recentemente a casa si mostra aggressivo e litigioso (è minorenne, quindi la scelta della terapia è stata imposta più che altro dai genitori).
    Il ragazzo, inizialmente restio a intraprendere la terapia, accetta comunque di intraprendere tale percorso, dopo aver visto con iniziale sospetto lo psicologo, si impegna a venire con la frequenza accordata. I genitori pagano la terapia, il ragazzo porta sempre i soldi per le sedute, anche se inizialmente non è sempre puntuale con i pagamenti.
    Passa un anno durante il quale il giovane segue la terapia senza intoppi, l'andamento scolastico migliora leggermente e il rapporto coi genitori diventa meno aggressivo.
    Il giovane, ormai a 18 anni, inizia a fare progetti per dopo il liceo: vorrebbe lavorare, non prendere l'università come vorrebbero i genitori; da 6 mesi, ha una storia con una ragazza con un anno più di lui, con la quale si trova bene.
    I genitori, furiosi, chiamano lo psicologo. Disapprovano l'intero operato del figlio, non apprezzano la sua ragazza, i suoi progetti, dicono che recentemente è diventato di nuovo scontroso e insubordinato. Il padre ha uno studio di avvocato, ha sempre caldeggiato l'iscrizione per il figlio a giurisprudenza, vorrebbe che prendesse il suo posto.
    Dicono che lo psicologo non ha saputo fare il suo lavoro, doveva sostenere il figlio, non mandarglielo contro, avrebbe dovuto rassicurarlo in quel periodo di difficoltà e avrebbe dovuto sconsigliare al ragazzo la storia con quella ragazza più vecchia che, secondo loro è una poco di buono.
    Decidono quindi di tagliare i fondi al figlio, vogliono interrompere la terapia e non pagheranno più le sedute.
    Il figlio, al contrario, è soddisfatto della terapia, sostiene che troverà un lavoro per continuare a pagare le sedute.

    Analizzate sto' caso e individuate l'importanza del setting al suo interno.

    By Blogger Edric Ant, at 12:11 PM, giugno 26, 2007  

  • ho letto solo la prima frase del primo dei tuoi due commenti, e già mi sento in dovere di intervenire sulla cazzata che vi è contenuta!

    sarò breve: a me non importa nulla del fatto che tu metta un caso clinico o meno, al di là della tua accusa carliana (PRETENDI UN CASO) e di quella di altri loschi individui che ti hanno preceduto, che al tuo pari furono rimessi al loro posto, anche se facendo finta di niente.

    perché non vi prendete la briga di cercare sul vocabolario, prima ancora che sul libro carliano, il significato di "pretendere"?

    ho semplicemente fatto l'ipotesi che, nell'ottica di stimolare una ricca partecipazione con molti commenti, potesse essere più utile trovare il modo di simbolizzare un evento (il post) come un caso clinico, cioè come un qualcosa che implichi domande di intervento (che siano anche quelle, banali, di confrontarsi su dei vissuti), piuttosto che come un dibattito intellettual-filosofico.

    il che, per chi ha ascoltato con attenzione, non voleva dire affatto che (ho sbirciato sotto) dovevi "scrivere un caso clinico"!

    By Blogger SANTO SUBITO, at 2:07 PM, giugno 26, 2007  

  • detto questo, ridefinito ciò che riguarda la mia posizione, ora mi occupo della tua proposta: ho dato un'occhiata anche al resto.

    riguardo la questione degli psicologi in formazione, ma non formati: sono d'accordo con il fatto che determinati setting (come quelli amicali) non si possano pervertire, dipingendoli come casi clinici; però esistono forme intermedie di setting, una di queste è la simulazione (o simulata, o role-playing). e il blog, di tutti studenti di psicologia, può essere un buon contesto per fare simulazioni, per provare a forgiare competenze psicologiche, a fare "come se" lo fossimo, pur consapevoli di non esserlo ancora.

    tra l'altro un caso clinico effettivo c'è davvero: la formazione universitaria (lì gli psicologi laureati ci sono davvero: i professori), che quindi è un effettivo setting di intervento.

    c'è inoltre da dire, per "colludere" col tuo interesse particolarmente forte per il discorso dei titoli accademici, che è vero che non abbiamo la laurea e non siamo psicologi, ma che i singoli verbalini staccati agli esami ci autorizzano comunque a parlare di alcuni fenomeni (come l'essere d'accordo o meno) con una certa voce in capitolo psicologico (ad esempio ricorrendo al costrutto del colludere o del non colludere).

    infine trovo interessante e creativa l'idea di creare ex-novo un caso, catalizzando in esso vari elementi di esperienza (altri casi, esperienze universitari, emozioni proprie, vissuti raccontatici da altri) che così possono essere più facilmente elaborati e trasformati in competenza.

    non appena avrò voglia, e senza trascurare l'"altro" caso (che è ancora lui quello che deve potenziare il record raggiunto..ahah), lo leggerò!

    By Blogger SANTO SUBITO, at 2:23 PM, giugno 26, 2007  

  • Caro Bob.
    Questa è stata una giornata particolarmente faticosa per me.
    Forte del mio pisolino a intermittenza che sono riuscito a consumare sul 3 sulla via del ritorno, cercherò di descriverti la situazione che mi ha portato a scrivere la parola "pretendere".
    Ho scritto quel commento in una breve pausa che ho avuto stamattina e non ho avuto tempo di pensare troppo a quella parola, tantomeno di prendere un vocabolario per la scelta.
    Ricordo di essermi fermato comunque proprio su quella parola, ero incerto fra il verbo "pretendere" e quello "esigere", proprio per la desità emozionale del primo termine. Alla fine ho optato per "pretendere", ma solo perchè è una parola con la quale abbiamo acquisito una certa dimestichezza, non per applicare categorie diagnostiche. Avrò sbagliato, ma non ho avuto tanto tempo per pensarci.

    Riguardo alla storia dei vari setting, sono daccordo. Esistono altri setting oltre quello clinico, setting che io forse non definirei "intermedi", in quanto in questo modo sembra che abbiano meno valore rispetto a quello clinico.
    Credo che la distinzione fra setting dovrebbe essere qualitativa, in quanto l'impostazione del setting dev'essere ponderata a tutti i livelli, da quello delle simulate al setting più "nobile", quello clinico.

    By Blogger Edric Ant, at 7:45 PM, giugno 26, 2007  

  • caro tank: per non gravare sulle tue residue energie, già minate dalla dura giornata, cerco di chiarire il discorso (tu cerca di ascoltare) in modo da evitarti altri inutili sforzi dimostrativi!

    riguardo la questione "esigere/pretendere", non stiamo colludendo (= nun se stemo a capì!): è inutile sforzarsi di cambiare i termini usati, perché anche se dici "esigere" il problema di fondo non si sposta comunque di una virgola!
    in entrambi i casi sembri infatti voler dire che io abbia "richiesto" un caso clinico, che io ne abbia "voluto" uno... insomma, chiamalo come vuoi (tutte parole che sarebbe interessante ugualmente cercare sul vocabolario!), ma comunque quello che sostieni (come altri prima di te) è che il caso fosse una cosa di cui ho parlato per un fine mio personale, che dovesse essere una cosa per me.

    è questa la cosa che sconfermo pesantemente, la mia ipotesi è che invece stavo parlando della relazione tra te e una cosa terza (per esempio, l'acchiappare commenti), senza però chiederti nulla.
    per dirla in maniera zucchermaglica-albyca (esame a scelta di tecnologie della collaborazione e della formazione, lo consiglio a tutti!), stavo dando vita a un "trialogo".

    rileggendo i commenti, credo che a generare l'equivoco sia stato il mio "vuoi mettere un caso clinico?", interpretato come un "ti decidi a inserire sul blog un caso clinico?".. in effetti ammetto che l'espressione era ambigua.. però io intendevo dire tutta un'altra cosa. intendevo dire: "vuoi mettere un caso clinico (a confronto con un dibattito intellettual-filosofico)? è chiaro, almeno così pare dal mio post, che il caso clinico acchiappa di più! non c'è storia!"
    non so se ora sono stato più chiaro...

    riguardo il discorso dei setting da differenziare qualitativamente: ok! che ne dici di setting "qualitativamente intermedio"?
    nel senso che il setting della simulata mi sembra un po' a metà lungo un continuum: su un polo c'è la "vita profana", chiamiamola così, dove non c'è riferimento allo psicologo; sul polo opposto c'è l'"intervento psicologico", dove c'è lo psicologo "vero" e, di conseguenza, il cliente (come dire che il cliente esiste perché esiste lo psicologo!). la "simulata" è intermedia: come la "vita profana", non prevede la partecipazione effettiva dello psicologo; ma come l'"intervento psicologico" prevede comunque l'ingresso in scena della figura dello psicologo, se sono altro come riferimento, come figura idealizzata, come citazione.

    P.S. infine, non farti sentir dire che la "pretesa" è una categoria diagnostica, che sennò giuseppe stefano biuso te mazzuola!!!

    By Blogger SANTO SUBITO, at 10:31 PM, giugno 26, 2007  

  • per essere più chiaro ancora, usando un esempio un po' forte (anche olfattivamente.. puah!):

    si immagini questa frase (assurda!), in un contesto in cui si parla di cibo, diciamo tra due barboni ubriachi, A e B:
    A - la merda fa proprio schifo. vuoi mettere la cioccolata?

    COSA PENSERA' B?

    penserà che A stia
    pretendendo/esigendo/richiedendo la cioccolata?

    oppure penserà che A stia affermando la prelibata superiorità della cioccolata?

    (si accettano altre interpretazioni, chi propone la più originale vince un barattolo di nutella... opps, volevo dire di merda!!! ahahah)

    By Blogger SANTO SUBITO, at 10:48 PM, giugno 26, 2007  

  • Qui si rimane sempre nel campo delle congetture, per carità e più che altro è una battuta...non è che hai tirato fuori sto' concorso col premio del barattolo di merda per scoraggiare i prossimi commenti? :D

    By Blogger Edric Ant, at 11:29 PM, giugno 26, 2007  

  • no no secondo me spigne molti commenti!

    il paradosso psico-sensoriale è fondamentale nelle attività di marketing.. aspetta e vedrai!

    By Blogger SANTO SUBITO, at 1:09 AM, giugno 27, 2007  

  • Dipende. Il premio è fatto in casa o è di produzione industriale?

    By Anonymous Anonimo, at 6:25 PM, giugno 27, 2007  

  • Mi dispiace Bob, la tua ipotesi di marketing si è rivelata fallimentare stavolta, il tuo premio non sembra fare gola a molti.
    Ora riprendiamo la discussione di prima e cerchiamo di tirare fuori qualcosa dal "caso frankenstein", se c'è qualcosa da dire...

    By Blogger Edric Ant, at 3:04 PM, luglio 02, 2007  

  • hola!

    ho finalmente letto il caso assemblato e la domanda seguente, e mi sembra che la questione posta sia interessante da affrontare (non prescindendo da "come" viene posta, e da "dove" viene posta), scegliendo anche con cura con cosa colludere, tra le varie proposte relazionali ivi implicate.

    seguirà, entro l'anno solare, un mio commento al riguardo.

    :-P

    By Blogger SANTO SUBITO, at 2:35 PM, luglio 14, 2007  

  • bob, qua il commento tuo non arriva e temo che il post scenderà prima o poi. Rimandiamo l'analisi del caso, pubblicherò la traccia prossimamente...cosicchè la caccia al commento riprenda più sanguinosa e morbosa che mai! :P

    By Blogger Edric Ant, at 12:19 PM, luglio 30, 2007  

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