Casa Nemorense

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domenica, aprile 29, 2007

Ridateci le categorie diagnostiche!

Di corsi di laurea in psicologia ce ne sono tanti.
Tutti noi ci siamo resi conto, in un modo o nell’altro, che ci sono tanti modi di intendere la psicologia, che esistono diversi modelli e diverse prospettive.
A noi è toccato il modello carliano. Quasi tutti i prof del corso, fanno riferimento e omaggio a lui e le loro lezioni, in maniera più o meno sfacciata, attingono dalla fonte del suo sapere. Qualcuno lo ripete pedissequamente, altri hanno un pensiero più autonomo e pieno di contributi personali, ma hanno sempre qualche punto in comune col ruspante pelatone. Quasi tutti. Il corso ospita, più che altro tollera, alcuni elementi devianti, alcuni professori che portano un'altra prospettiva della psicologia, con altre teorie e con altre tecniche. Chiari esempi di questi “ospiti” sono i corsi di “metodologia della ricerca”, “tecniche dei test”, il laboratorio “ricerca-intervento2” e altri.
Penso che Carli li abbia messi più che altro per dimostrare che in questo corso non si parla solo del suo modello, con lo scopo di offrirci una visione della psicologia il più completa possibile.
Per me, questo obiettivo, è stato miseramente mancato. Questi corsi sono una sorta di “riserve indiane” dei modelli non-carliani, troppo brevi e spesso, troppo mal gestiti perché possano essere realmente utili alla nostra formazione. Oltretutto, questi corsi non carliani, cadono preda di molti degli studenti che, irrimediabilmente indottrinati da Carli, credono veramente che l’unico modo di fare la psicologia sia con l’analisi della domanda e attaccano chiunque non dica “andare nelle peste” o non mangi taleggio con vino francese.
Forse questi corsi sono solo una facciata, un modo che ha il Carli di dire che ha provato a darci una visione più completa e sfaccettata della psicologia, anche se non gliene frega niente, o forse no. In ogni caso, una cosa manca in questi corsi: le categorie diagnostiche.
Il leggendario DSM IV, tanto brutto e tanto cattivo, non lo studieremo mai, continueremo fino alla laurea a sparlarne a lezione, ma non potremmo mai sapere com’è fatto. Per chi ha visto con fiducia l’esame al terzo anno di “Epidemiologia psichiatrica”, non si entusiasmi. Pare che l’esame consista in sulla comprensione del mandato sociale della psichiatria, su come sia cambiata l'impostazione psichiatrica e su come si possa lavorare in congiunzione psicologi clinici. Salta all'occhio un'inquietante somiglianza con il tormentone carlistico.
Quindi niente categorie diagnostiche, gente, mettiamoci in testa che questo è un corso ferocemente anti-psichiatrico e anti-criminologico. Lombardo ci ha fatto studiare la frenologia, ma le categorie diagnostiche no, per carità, sono superate!
No comment.
Però qualcosa non quadra. Siamo davvero sicuri che in questo corso le categorie diagnostiche siano realmente bandite? Non è che in questo corso ci hanno propinato qualcosa che potrebbe sostituirle se usate in un certo modo?
Ricordandomi di qualcosa di simile, ho sfogliato velocemente “Analisi della Domanda”. Dopo due minuti ho trovato quello che mi serviva. A fine pag 206, inizio 207, Carli parla di delirio di chi “agisce le proprie fantasie entro la relazione e aderisce totalmente all’agito emozionale”.
Delirio!
Una categoria diagnostica al 100%!
Ma allora le categorie diagnostiche ci sono! Solo che sono quelle sue: i nostri compagni di viaggio della pretesa, del diffidare, del provocare, dell’obbligare ecc.
Sono categorie diagnostiche a tutti gli effetti. E a questo punto non posso fare altro che sentirmi un po’ incazzato. Certo, la psicologia non è psichiatria, non possiamo perpetuare la mimesi col modello medico, però, a conti fatti, il fatto che noi, studenti di psicologia non abbiamo studiato la definizione di “schizofrenia”, ad esempio mi sembra pesante! Anche se è molto meschino, lo so, una categoria diagnostica convenzionale ti da anche un tono più figo quando la tiri fuori.
Vuoi mettere “è un paranoico” con “agisce la neoemozione del diffidare”?!
Diffidare! Sembra il parere di uno che ha appena letto una rivista dal parrucchiere invece di uno che studia psicologia!
A parte l’ultima divagazione vorrei aprire un dibattito essenzialmente su due punti.
1) Le neoemozioni, sono così diverse dalle categorie diagnostiche che Carli odia tanto, a tal punto da escluderle dal nostro percorso di studi?
2) Nonostante l’attacco congiunto degli invasati che fanno le conferenze sulla salute mentale e di Carli, queste fottutissime categorie diagnostiche, sono davvero inutili?
3) Che categoria diagnostica mi dareste dopo che ho messo questa foto? :D

52 Comments:

  • Utilizzare un'impostazione, e quindi anche un gergo, diagnostici equivale a porre chi diagnostica (lo psicologo) e chi subisce la diagnosi (in questo caso non cliente ma MALATO) in una posizione relazionale molto diversa da quella che invece può dare ad esempio una dimensione di risoluzione di un problema.
    Avere la terminologia e la competenza (socialmente riconosciuta) di diagnosticare delle "malattie mentali" darebbe agli psicologi quel bel potere che sognano sin da quando scelsero psicologia per l'università.

    Ma quali vantaggi può darci questo approccio diagnostico all'atto pratico?
    Spesso nessuno, anzi, è quasi sempre controproducente.
    Infatti spesso, il soggetto che si rivolge allo psicologo lo fa per rafforzare la sua stessa idea di essere malato: se lo psicologo entra in relazione portando una diagnosi ecco che "collude" e i giochi sono finiti.
    Neanche a dire che il DSM ci fornisca una serie di terapie ad hoc per ogni tipo di "malattia" non appena l'abbiamo individuata.
    Mi pare che sia ormai chiaro a tutti che tentare di risolvere tutti i casi in nevrosi e scizofrenie sia davvero un delirio (ops) ahahah

    By Blogger IrtimiD ;-), at 11:49 AM, aprile 29, 2007  

  • per irtimid.
    Alla faccia! Un intervento così carlistico non me lo sarei mai aspettato da te! E' senz'altro vero che le categorie diagnostiche esauriscono la relazione e alimentano le fantasie di potere di molti psicologi.
    Ma sei sicuro che Carli, così attaccato a questa faccenda del potere, ne sia immune? Io, onestamente non credo.

    Le categorie carliane, secondo me sono delle categorie diagnostiche ripulite, contestualizzate e poste in una relazione. Ma categorie diagnostiche rimangono. E un uso spregiudicato di esse può fregarci alla grande. Magari quelle convenzionali mettono il paziente in una posizione subordinata. Quelle carliane portano il cliente a mandare affanculo lo psicologo.
    Dando un'occhiata veloce su wikipedia nella voce di "schizofrenia" ne ho letto la definizione. In alto c'è un avvertimento che ricorda che la descrizione è comunque a scopo puramente illustrativo della patologia. Insomma, mettono le mani davanti, dicendo che magari non è detto che tutti gli schizofrenici siano così. E che non esiste un modo di "curarli" sempre uguale. E a me sembra giusto così, non si mettono a dire in giro che esiste un modo per "curare" uno schizofrenico.
    Se gli psichiatri avessero la visione deterministica e medicalistica che hai mostrato tu non sarebbero così prudenti nel mostrare la definizione della schizofrenia. Per me è un buon uso delle categorie diagnostiche. Non dogmatico, non assolutizzante e che cerca, perlomeno, di offrire una visione della psichiatria meno invischiata nel modello medico-paziente.

    Con Carli non è così per molti. Vedo già molti dei suoi seguaci, freschi di laurea a ripetere a macchinetta le neoemozioni davanti a un cliente. Lo fanno perchè credono di avere dalla loro una teoria della tecnica vincende, capace di leggere le relazioni e che quindi può essere applicata in modo indiscriminato su chiunque. Dimenticando che così cadono in contraddizione, perchè le nozioni di Carli come se si trattasse della poesia a memoria.

    Questo secondo me è possibile primo perchè la teoria carliana è una teoria recente e si trova al suo momento di massimo splendore e porta quindi a numerosi fan lobotomizzati; in secondo luogo perchè Carli scoraggia spesso un pensiero critico e favorisce quelli che accettano incondizionatamente il suo pensiero.

    By Blogger Edric Ant, at 12:51 PM, aprile 29, 2007  

  • Per irtimid:
    A quanto pare il figliol prodigo è tornato in casa Carli ;).
    Secondo me l'idea che ci siamo fatti della psichiatria è molto stereotipata. Probabilmente per colpa dei libri di Carli, ci siamo convinti che fare lo psichiatra sia soltanto ascoltare il paziente, riconoscere i sintomi, e emettere la diagnosi.
    Il problema è proprio quello che diceva Tancredi: non ne sappiamo niente, o quasi. Non ce la fanno studiare, e a ragion veduta aggiungo io.
    Nel nostro corso si è scelto di simbolizzare la psichiatria come male assoluto, e similmente le diagnosi come bruta tecnicalità.
    Io credo che la nostra idea di psichiatria non possa essere DATA, così come la CUPOLA carli spera di fare. Piuttosto deve essere maturata studiandola bene, senza pregiudizi.
    Poi se ne potrà dare un giudizio, se mai.

    E ricordate che
    "Per sconfiggere il nemico devi prima imparare ad amarlo"

    By Anonymous Anonimo, at 5:28 PM, aprile 29, 2007  

  • Grazie checco. E' vero, noi non ne sappiamo niente di questa terrbile psichiatria, non sappiamo se c'è stato un miglioramento o no nella sua impostazione prima della riforma Basaglia. Carli ci dà un'immagine estremizzata col suo stile tipicamente e volutamente riduttivo e provocatorio, un'immagine di psichiatra-medico-strizzacervelli che non è detto sia ancora così o almeno, non è detto che lo sia a tali livelli. Forse mi sbaglio, proprio perchè questo corso ha lasciato quest'enorma lacuna ce riguarda la psichiatria e non riesco a trovare il tempo per leggere per conto mio e colmarla. Certo, se non ho tempo, è anche perchè questo cazzo di corso di laurea ci impone uno studio continuato e ininterrotto per rientrare nei tempi...
    Una cosa è sicura per me: Carli ha bandito le categorie diagnostiche convenzionali perchè sa che rischierebbero di oscurare le sue.

    By Blogger Edric Ant, at 9:33 PM, aprile 29, 2007  

  • Dice Irtimid:

    "Infatti spesso, il soggetto che si rivolge allo psicologo lo fa per rafforzare la sua stessa idea di essere malato: se lo psicologo entra in relazione portando una diagnosi ecco che "collude" e i giochi sono finiti."

    Trasponendo questo pensiero al caso dell'analisi della domanda, si potrebbe fare questa ipotesi: spesso il soggetto che si rivolge allo psicologo lo fa per rafforzare la sua stessa idea di incompetenza a entrare in relazione in modo utile; se però lo psicologo fa una diagnosi relazionale, del tipo "lei pretende" "lei obbliga" eccetera, non fa altro che confermare l'ipotesi di incompetenza del cliente.. e quindi i giochi sono ugualmente finiti..

    Mi ricordo un caso in cui Carli mi disse "lei è quello che valuta sempre" (tra l'altro non trovandomi d'accordo).. un forte incentivo a non parlargli più! non per averlo valutato, ma perché una tale etichetta ostacola qualsiasi tipo diverso di rapporto: immaginate se gli avessi chiesto ad es un chiarimento su un concetto.. pensando che "valuto sempre", avrebbe potuto risolvere il discorso chiudendomi in un tautologico "lei crede che mi sta chiedendo un chiarimento, ma mi sta valutando!".. insomma.. poi non si parla più d'altro, e le risorse e lo sviluppo della relazione ne escono sconfitte.

    Il punto forse è COME si usa la diagnosi: se come mezzo per chiudere i giochi (e allora un "lei diffida" può essere simile negli effetti a un "lei è paranoico") o per aprirli (e allora parlare di "diffidenza" può essere similmente utilizzabile al parlare di "paranoia", nel produrre pensiero e categorie utili alla soluzione di un problema)

    Un appunto sul post: "diffidenza", "provocazione", "paranoia", "nevrotico", "isterico" ecc sono parole tutte di uso comune, insomma non vedo una differenza particolare di tono nell'usare una neoemozione anziché una categoria psichiatrica o viceversa.
    Cani, porci, psicologi e psichiatri le utilizzano tutte, tant'è che penso che sia difficile, basandosi solo sul lessico, riconoscere che tipo di figura sociale e/o professionale hai davanti. Penso che sia il come, lo scopo dell'uso delle parole, che fa la differenza.

    Un po' come, tanto per ripetere il verbo (non ci vedo nulla di male, soprattutto se ne condivido il pensiero), non puoi capire che tipo di professionista hai davanti basandoti sul fatto che usa lo strumento "colloquio": lo fanno psicologi ma anche avvocati, giornalisti ecc.
    Devi valutare anche il contesto, il modo in cui il colloquio viene utilizzato.

    Per esempio, qui sul blog lo sto utilizzando - anche - per far partire qualche critica banale e prevedibile da parte del checco, del tipo "ripeti a pappagallo grasso, montesarchio ecc", così, tanto per farlo chiacchierare un po', così si sfoga e non usa le sue energie per indurre irtimid a fare scommesse improponibili su esami di lombardo.. e perderle! ahahah

    By Anonymous Anonimo, at 11:30 PM, aprile 29, 2007  

  • x tancredi: e secondo te perchè nonostante tutto il carli lo disprezzo?
    proprio perchè contraddice nella prassi, almeno nella formazione, i suoi stessi presupposti

    By Blogger IrtimiD ;-), at 8:26 PM, aprile 30, 2007  

  • avevo rispost di getto: era anke x kekko.

    Allora: dell'analisi della domanda non butto via molte cose, la prima che butto invece è renzo carli: il suo modo di agire nel contesto formativo, come già detto, contraddice i fondamenti stessi della sua teoria ---> Non mi è possibile apprendere dal suo esempio.
    Ciononostante la teoria per sè propone molti aspetti interessanti e non è tutta da buttare; può essere buona per impostare una terapia, per avere una visione più chiara possibile della richiesta implicita che il "cliente" ci porta onde poter dispensare al meglio la nostra competenza.
    Quindi l'analisi della domanda è la competenza che prepara la Competenza.

    Quindi, studiata e appresa l'analisi della domanda resta da imparare:

    1)come e perchè si creano i problemi umani, dai semplici "disturbi relazionali" alle vere e proprie "patologie".
    2)Come eleborare strategie di intervento su queste problematiche in modo che l'intervento sia breve, semplice ed efficace.

    mi piacerebbe che questi 2 punti fossero affrontati in 5 anni di corso... per l'analisi della domanda bastano 2 anni di formazione, per tante altre cazzate che ci propongono va benissimo l'ignoranza.

    By Blogger IrtimiD ;-), at 8:49 PM, aprile 30, 2007  

  • Io penso che, in ogni caso, le categorie diagnostiche debbano far parte del nostro corso di studi. Utili o no, sono state a lungo utilizzzate e studiarle, pur senza utilizzarle, è utile per avere una visione completa dell'evoluzione nel tempo della psicologia nella sua accezione psichiatrica.
    Se abbiamo studiato l'antropologia lombrosiana in "psicologia della personalità", non vedo perchè escludere le categorie diagnostiche, quantomeno perchè relativamente più recenti.

    Sulla loro utilità nella psicologia io non ritengo sia giusto considerarle obsolete in tutto e per tutto.
    Sono state utilizzate a sproposito e con troppa fiducia secondo me. Gli psichiatri (e gli psicologi che li scimmiottavano) le hanno distribuite a destra e a manca come se si trattasse di dosi di verità, come se fossero medicine appena prescritte dal medico, perpetuando l'ormai stanca mimesi del modello medicon e senza dubitare della loro validità.

    Onestamente, ritengo che anche le categorie carliane possano subire lo stesso abuso. Dimitri apprezza l'ADD e disprezza Carli e, nel suo frettoloso intervento le ha difese a spada tratta, descrivendole come il futuro della psicologia, decantandone le lodi e spalando altra merda su quelle convenzionali.
    E lo ha detto lui, che odia Carli!
    Pensate ai fanatici delle prime file, trasudanti Carlianesimo, difensori e del Verbo e del Libro rosa ("Analisi della domanda, per l'appunto!).
    Se Dimitri era così possibilista nei confronti delle neoemozioni pensate loro!

    Penso quindi che questi tipi di categoria siano sullo stesso piano e ora, vorrei aprire una discussione su queste categorie diagnostiche.
    E' possibile creare un'approccio psicologico all'interno del quale entrambe queste categorie (carliane e diagnostiche) possao essere utilizzate?

    By Blogger Edric Ant, at 10:05 PM, maggio 02, 2007  

  • Purtroppo, so bene di essere quasi completamente a digiuno di categorie diagnostiche, un po' perchè non mi va di studiarle per conto mio, un po' perchè sono escluse dal nostro corso di studi. Pare che però ci sia un esame al corso di Consulenza di psicopatologia, che intendo studiare appena potrò e spero di non essere l'unico del corso a farlo.

    Per quel pochissimo che so, penso che comunque in seguito alla rivoluzione psichiatrica ci sia stato un ridimensionamento e che anche quei cattivoni degli psichiatri usino le categorie diagnostiche in maniera meno indiscriminata.
    E secondo me noi, in quanto futuri psicologi non possiamo dimenticarle.
    Certo, non possiamo etichettare un cliente con una data psicopatologia prima ancora di lavorare con esso. Ma possiamo utilizzare queste categorie come punti di riferimento.

    In secondo luogo, vorrei ritornare su quel discorso tanto meschino e tanto caro a me che è la committennza.
    Nel post ho scritto: "Diffidare! Sembra il parere di uno che ha appena letto una cosa su una rivista da parrucchiere!"
    Era uno sfogo lo so, ma io non lo prenderei tanto alla leggera.
    E ora partirà il solito balletto nel quale io sono fissato sulla committenza, che non vedo oltre il mio naso e aldilà delle mie tasche e che magari penso solo al guadagno e alla mia futura identità di psicologo, che senza categorie diagnostiche è intaccata...
    Però la committenza non è un sacchetto di noccioline. L'immaginario comune vede spesso lo psicologo come uno che aiuta le persone, che fa solo psicoterapia e che usa le categorie diagnostiche. Noi non aiutiamo, non facciamo solo psicoterapia e non usiamo le categorie diagnostiche. Sui primi due punti sono pienamente daccordo anche se so che, molti potenziali clienti che vedranno le loro aspettative "tradite", ci manderanno affanculo. Ma il terzo punto lo vedo troppo intransigente. Se un cliente vuole una categoria diagnostica convenzionale potremmo anche dargliela se la vuole, magari spiegandogli che è solo un punto di riferimento, spiegandogli il perchè di questo suo bisogno di sentirsela dire e supportando questo intervento con le categorie carliane, richiamandolo all'interno della relazione.
    Io propongo un utilizzo delle categorie convenzionali subordinate a quelle carliane, ma non vedo la necessità di escluderle. Escludendole, rifiutiamo le proposte collusive di eventuali clienti perchè anche noi siamo attaccati come delle cozze all'analisi della domanda e in modo altrettanto collusivo, oltretutto!

    By Blogger Edric Ant, at 10:26 AM, maggio 08, 2007  

  • le neoemozioni categorie diagnostiche? non hai capito un cazzo

    By Anonymous Anonimo, at 3:01 AM, maggio 15, 2007  

  • Caro anonimo.
    Le categorie diagnostiche sono categorie e qui siamo tutti daccordo immagino. Una categoria diagnostica è una categoria utilizzata in ambito clinico e condivisa da un gruppo di persone.
    Le categorie diagnostiche convenzionali hanno fatto parte del linguaggio degli psichiatri perchè condivise dagli psichiatri.
    Anche le categorie carliane sono utilizzate in ambito clinico e utilizzate perchè sono condivise, quantomeno dal ristretto gruppo di prof e studenti carliani di questo corso di laurea.
    Io non ho detto che le categorie carliane siano una porcata, sono indubbiamente migliore delle categorie diagnostiche convenzionali, ma sempre categorie diagnostiche rimangono!

    By Blogger Edric Ant, at 12:26 PM, maggio 15, 2007  

  • continui a non capire un cazzo: le categorie diagnostiche sono le cosidette etichette nosografiche che inquadrano una persona attribuendole una specifica patologia(oggi le più utilizzate sono quelle del DSM IV):schizofrenia, disturbo ossessivo compulsivo, personalità borderline eccetera. oltretutto ti consiglio di leggere "analisi della domanda" e non di sfogliarlo velocemente. le neoemozioni "sono emozioni che riguardano il contesto sociale", quindi categorie (o modelli se vuoi) di lettura della realtà emozionata e non categorie diagnostiche. Carli non diagnostica "la persona che "pretende"" e se nei suoi libri scorgi il titolo affibiato ad un caso come "La pretesa di una giovane donna" tanto per farti un esempio, o similari,non devi intenderlo come la diagnosi affibiata di "pretesa", ma solo come un caso esplicativo di quella determinata modalità relazionale che la pretesa esplica. inoltre ogni neoemozione non inquadra niente di definito perchè ci sono miliardi di modi di esplicare "il controllo" per esempio.spero in questi giorni di compilare un articolo esaustivo che pubblicherò su questo post per sfatare i miti che in questo blog vengono alimentati. cmq considera che il modello carliano è un modello psicologico-clinico e ti posso dire, io che ho finito la triennale, che in uno studio integrato dei vari esami non è l'unico esposto: vedi "L'esperienza della psicoanalisi" dell'esame di fondamenti di psicologia dinamica, vedi "Diagnosi Clinica" di "teorie e tecniche dei test di personalità", eccetera. il punto cruciale è che la psicologia clinica si occupa dello studio del caso singolo, non applicando un modello predefinito, ma esplorando le problematiche del cliente, che si esplicano nella modalità con la quale questi pone una richiesta di intervento(vedi concetto attuale di transfert). ciò può implicare o meno le neoemozioni carliane, ma sicuramente riguarda i meccanismi di difesa, le relazioni oggettuali, la qualità del pensiero, eccetera, che sono tutte cose che nel nostro corso sono state ampiamente trattate. quindi dicendo che le neoemozioni sono categorie diagnostiche asserisci implicitamente che anche i meccanismi di difesa,per esempio sono categorie diagnostiche. ti pare vero?
    questi "mezzi" che ti ho brevemente elencato e non solo i soli, ti aiutano a capire la situaziome, ma sicuramente al paziente(da patior=colui che prova emozioni) non dirai, per esempio, "tu diffidi", ma, effettuando delle connessioni di senso fra ciò che si verifica nel setting, il suo modo di raccontarsi, ciò che racconta e i vari episodi che riferisce, gli dispiegherai, le sue modalità relazionali e quindi le sue modalità di simbolizzazione e quindi il suo assetto emotivo-cognitivo. un esmpio può essere: "ogni volta che tocchiamo argomenti che invadono la sua sfera intima lei abbassa lo sguardo, non riesce più a parlare, si ritira in se stesso, e ciò mi ricordava il suo rapporto con x, y, z nel quale si mostra molto permaloso e restio a parlare di se, è come se in lei sussista un eterno sospetto verso gli altri, che lo porta a chiudersi e a cercare di rassicurasi che l'altro non invada la sue sfera intima". questo è un esmpio inventato che potrebbe essere definito come "diffidenza", ma che potrebbe essere letto anche mediante i meccanismi di difesa. spero di essere stato chiaro e di averti portato a riflettere. ci vedremo presto nel tuo blog, cosichè io possa pubblicare un articolo sistematico e più esaustivo su ciò che è "l'intervento psicologico clinico" che tu stai studiando e che io ho studiato.cordiali saluti

    By Anonymous Anonimo, at 10:08 AM, maggio 16, 2007  

  • Caro anonimo.
    "Analisi della domanda" l'ho letto, non sfogliato e ti posso dire che è un libro ben fatto. Però noi non discutiamo su come sia presentato un concetto nero su bianco, discutiamo sul modo in cui possa essere utilizzato. I "preconcetti" che abbiamo in questo blog non sono il frutto di una lettura superficiale dei libri dei nostri prof, sono il frutto della nostra esperienza a lezione con questi prof. Non so se e come hai seguito le lezioni di Carli, ma ti assicuro che la persona che ha scritto quel libro e quella che faceva lezione sembravano due persone diverse.

    Il fatto è che qualsiasi teoria, anche la migliore, può subire aberrazioni pesanti anche dallo stesso individuo che le ha diffuse. Le categorie carliane sono delle categorie emozionali calate in precisi contesti relazionali, ma rischiano di essere utilizzate anche fuori da tali contesti se prese con troppo entusiasmo, finendo per diventare delle categorie applicate a prescindere dal contesto, come delle etichette.

    Forse Carli non è caduto in questo tranello (e qualcuno non sarebbe neanche daccordo), ma sono certo che molti studenti di questo corso (non te forse, non ti conosco abbastanza per poterlo dire!), entusiasti per queste categorie perfette, finiranno per distribuirle a destra e a manca, ad amici e clienti, giorno e notte.
    Trattandole insomma, come se fossero categorie diagnostiche.

    By Blogger Edric Ant, at 7:05 PM, maggio 16, 2007  

  • caro amico, con mio rammarico vedo che torni a parlare di categorie diagnostiche. vedi pagina 31 di "diagnosi clinica" della Falcone. le categorie diagnostiche sono proprie della diagnosi("conoscere attraverso") psichiatrica nosologica-descrittiva, che si fonda"quasi esclusivamente sulla catagolazione e organizzazione dei sintomi" secondo ad una nosografia che "corrisponde ad un esigenza classificatoria e di ordine...". quindi categorie diagnostiche=es.$offre di depressione. le neoemozioni sono categorie di lettura, come lo sono i meccanismi di difesa, e aiutano a capire come una persona si relaziona simbolizza la realtà e quindi il suo assetto emotivo. sono modi per leggere la realtà e non gli unici. e una singola persona ne utilizza svariati.
    per quando riguarda un uso selvaggio dielle neoemozioni,così come di qualsiasi categorie di lettura e di interpretazioni psicologiche e di
    int.psic. in genere. sappi che nè Carli nè nessun psicologo serio ti direbbedi utilizzare le tecniche psicologiche fuori dal setting clinico( diresti di operare sul tavolo da cucina, seppur col miglior chirurgo?). non è possibile interpretare un ogno al bar, analizzare un amico al ristorante, ecc.. è necessario istituire un setting e nell'articolo che pubblicherò ti spiegherò il perchè.la psicologia clinica si svolge all'interno di setting clinici. vedi a proposito Montesarchio e Grasso( esami di tecniche di colloquio e di psicoterapia). nell'articolo che pubblicherò spero di fare maggiore chiarezza. comunque penso che la confusione nasca da una domanda di formazione imperniata nella ricerca di tecniche da memorizzare e applicare, ma non è cosi. cio' che si impara è a leggere la realtà con criteri psicologici. a presto. cordiali saluti.

    By Anonymous Anonimo, at 2:40 AM, maggio 17, 2007  

  • Caro anonimo (potresti dirmi un nome o un nick con cui chiamarti almeno?), purtroppo non ho ancora cominciato a studiare i libri della Falcone e non posso sapere se hai o no ragione. Ho letto comunque i libri di Montesarchio e di Grasso e so bene che bisogna di delimitare un setting per applicare categorie cliniche.
    Il problema è che Carli non ha messo l'enfasi che hanno messo gli altri due su tale punto, non esplora a fondo il concetto di setting in "Analisi della domanda" come hanno fatto loro nei loro libri e nelle loro.
    Da qui è nato la tendenza di molti studenti filo-carliani ad applicare indiscriminatamente le categorie carliane ovunque, anche nei corsi dove non c'entrano un cazzo. Ti assicuro di aver visto qualcuno di loro parlare della relazione psicologo-paziente durante le lezioni della Falcone.
    Hanno cercato di portare l'analisi della domanda a uno degli esami più anti-carliani che ci siano!
    Direi che questa è una chiara violazione di setting e attribuisco questa violazione al modo in cui Carli ha condotto le lezioni ed esposto le sue teorie (oltre al fatto che questi studenti qui sono dei fanatici).

    Sono certo che Carli abbia un'idea precisa di cosa sia il setting, solo che non ce l'ha esposta in modo esaustivo come hanno invece fatto con successo Montesarchio e Grasso.
    E' questo il punto.
    Come ha giustamente detto irtimiD, noi non attacchiamo Carli per il suo pensiero, lo attacchiamo all'interno di questo contesto formativo, perchè contraddice nella prassi d'insegnamento le sue stesse teorie!
    Può avere dalla sua un'eccellente teoria della tecnica, ma non è stato in grado di trasmetterla in maniera efficacie o, perlomeno, ritengo che molti studenti abbiano equivocato molti degli aspetti dell'analisi della domanda per il suo modo di porsi a lezione.

    By Blogger Edric Ant, at 9:00 PM, maggio 17, 2007  

  • Caro amico sono l’anonimo e mi presento, mi chiamo Giuseppe Stefano Biuso, www.analisidelladomanda.blogspot.com (in costruzione)
    Vorrei partire dalla tua asserzione “Ti assicuro di aver visto qualcuno di loro parlare della relazione psicologo-paziente durante le lezioni della Falcone”.In risposta ti dico che LO SPERO BENE. LA PSICOLOGIA CLINICA E’ BASATA PROPRIO SUL RAPPORTO CLINICO-PAZIENTE oltre che sullo studio del caso singolo con le sue peculiarità. Cambiando i modelli la metodologia dell’intervento psicologico-clinico non cambia. Tale aspetto dell’indispensabilità della relazione è ribadito miriadi di volte dalla Falcone nei libri di testo da lei adottati per il suo esame “diagnosi clinica”(che ha scritto lei)(pag.39in basso- pag.65-66 solo per farti qualche esempio dimostrativo, per non parlarti del libro specifico dei test, dove ogni test viene trattato sempre anche nella sua dimensione relazionale che implica il paziente e il clinico). La Falcone adotta il modello della psicologia analitica dell’io(vedi pag 54 di “diagnosi clinica”), ma i presupposti epistemologici( cioè metodologici e fondanti la logica della psicologia clinica) sono gli stessi di quelli di Carli e di qualsiasi altro modello psicologico clinico attuale. La psicologia clinica studia il caso singolo, sia che si tratti di un individuo, di un gruppo, di un organizzazione, di un ente formativo(es.l’università). lo studio di ciò è volto alla comprensione delle dinamiche psicologiche che ne stanno alle base. Nel caso del paziente si cercherà di far acquisire a questi una maggior consapevolezza del suo assetto psichico, quindi della sua personalità, quindi del suo assetto emozionale e cognitivo. La metodologia utilizzata dalla psicologia clinica è basata sulla relazione. Grasso, Montesarchio, Carli(vedi i loro testi) parlano del triangolo ISO, che è un modo preciso di considerare gli aspetti oggetto di studio del clinico nell’intervento, che magari seppur con terminologia diverse ma comunque equivalente, sono condivisi dalla comunità psicologico clinica internazionale attuale. ISO quindi Individuo, Setting, Organizzazione. La maniera con il quale il paziente si rapporta all’interno del setting nel qui e ora viene compresa assieme ai racconti del paziente dai quali si evincono le sue modalità che adopera nella sua organizzazione (o se vuoi contesto) di vita. Le due dimensioni per la psicologia clinica sono inscindibili. Ne viene fuori un'unica modalità relazionale del paziente. Il setting oltre che il contesto spazio-temporale è ciò che vi è contenuto e quindi la relazione(attuale TRANSFERT= FANTASIA RELAZIONALE PREVALENTE(MONTESARCHIO, GRASSO)). Negando la relazione nell’intervento clinico ( e quindi asserendo che non riguarda “tutti gli esami” ) neghi l’intervento clinico stesso. Le modalità relazionali danno poi informazioni sulle modalità di simbolizzare emozionalmente la realtà e quindi sull’assetto psichico generale dell’individuo. E ciò permette di generare autoconoscenza nel paziente e quindi cambiamento(ovviamente il processo non è cosi lineare ci sono altri fattori che concorrono, ma non fanno parte dello scopo del mio attuale intervento).
    Per quanto riguarda il secondo aspetto che tu sottolineavi” Ho letto comunque i libri di Montesarchio e di Grasso e so bene che bisogna di delimitare un setting per applicare categorie cliniche.
    Il problema è che Carli non ha messo l'enfasi che hanno messo gli altri due su tale punto, non esplora a fondo il concetto di setting in "Analisi della domanda" come hanno fatto loro nei loro libri e nelle loro.
    Da qui è nato la tendenza di molti studenti filo-carliani ad applicare indiscriminatamente le categorie carliane ovunque, anche nei corsi dove non c'entrano un cazzo. Ti assicuro di aver visto qualcuno di loro parlare della relazione psicologo-paziente durante le lezioni della Falcone.
    Hanno cercato di portare l'analisi della domanda a uno degli esami più anti-carliani che ci siano!”
    SECONDO TE LA FORMAZIONE DOVE AVVIENE SE NON IN UN PRECISO SETTING FORMATIVO? LEGGI MEGLIO MONTESARCHIO E GRASSO:LA FORMAZIONE PSICOLOGICA SI BASA ESSENZIALMENTE SU UNA RIFLESSIONE CIRCA LA PROPRIA FORMAZIONE, CON CATEGORIE DI LETTURA CHE SIANO CARLIANE O DELLA PSICOLOGIA ANALITICA DELL’IO O DI CHE TE PARE. QUINDI E’ SACROSANTO INTEGRARE I VARI ESAMI IN UN PECORSO FORMATIVO UNIVOCO E COMPLEMENTARE. ricorda che LA PSICOLOGIA CLINICA NON E’ COMPOSTA DA SCUOLE DI PSICOTERAPIA, MA DA UNA PRECISA IMPOSTAZIONE METODOLOGICA E TEORICA.

    Quindi non ci sono violazioni di setting nell’impiegare modelli studiati in un esame in esami diversi dello stesso percorso formativo. Se hai ancora dei dubbi chiedi e sarò felice di risponderti.a presto. Giuseppe

    p.s. chi ti ha detto che l’esame della Falcone è anti-carliano?

    IL DSM IV lo
    studi alla specialistica:l'esame di psichiatria della Di ninni

    Il punto di Carli non è "non applicare etichette diagnostiche", ma è non applicarle in maniera acritica: dire lei è boderline, di che utilità può avere se non ci si pone la domanda su come utilizzarlo.... il discorso cmq è ampio.... a voglia a parlare...

    By Anonymous Anonimo, at 4:37 PM, maggio 18, 2007  

  • Caro Giuseppe, tu mi accusi di non aver letto bene i libri di Grasso, Carli e Montesarchio. Io ti accuso di non aver seguito bene i dibattiti all'interno di questo blog. Ammetto la mia totale ignoranza nei confronti dell'esame della Falcone, perchè non ho comprato nemmeno i suoi libri per ora, ma dal tuo intervento emerge un modo di parlare che onestamente, mi inquieta.
    Tralasciando il fatto che trovo la tua lezioncina su analisi della domanda molto fastidiosamente paternalistica (mettiamo in chiaro che ho dato e passato con successo gli esami di Carli, Montesarchio e lab di Grasso), dal tuo intervento traspare una completa ignoranza di tutto quello che abbiamo detto fin'ora nel blog.

    Il fatto è che continui a rifarti alla tua esperienza, esperienza senz'altro più autorevole della mia, ma è la tua esperienza all'interno di questo corso!
    Continui a citare prof e prof, ma dimentichi che sono prof che stanno all'interno di questo corso di laurea e che se stanno qui è perchè Carli li ha voluti qui, perchè la pensano come lui o hanno accettato di seguire il suo pensiero!
    Mi dici che la Falcone non è anti-carliana, quindi non fai altro che darmi ragione.
    In questo corso siamo circondati emanazioni di Carli!
    E io non ho nulla in contrario con questo, queste sono le leggi del potere all'interno dell'università e quasi nessuno ne esce pulito.
    Sono però convinto che questo modo di organizzare il nostro processo formativo sia sbagliato e qui, allacciandomi al tuo discorso, ripeto che è un problema di setting, perchè siamo posti all'interno di un setting formativo che secondo me non funziona.

    Spiego perchè.
    Citando lo stesso Carli, siamo costretti a vivere in uno stato di sensory deprivation nel quale non riusciamo a stabilire relazioni fra le proposte formative che ci propinano. Avendo analisi della domanda dappertutto, non abbiamo niente con cui confrontarci, siamo costretti a nuotare in un grosso minestrone omogeneo di teorie che hanno a che fare, si rifanno, giustificano, rafforzano l'analisi della domanda. E quando usciremo da questo calderone, sono certo che ci troveremo di fronte a una varietà di modelli e teorie psicologiche di cui qui dentro non abbiamo sentito neanche l'odore.
    Non è solo una palla perchè vorrei avere una formazione meno monotematica, ma perchè in questo modo, rischiamo di credere che esista solo l'analisi della domanda e, non essendo riusciti a confrontarci con altri modelli, il nostro intervento potrebbe risultare meno adatto rispetto ad altri.

    By Blogger Edric Ant, at 9:41 PM, maggio 18, 2007  

  • 1 la falcone non parla di Carli
    2 Carli è uno dei maggiori esponenti attuali della psicologia clinica italiana (vedi www.rivistadipsicologiaclinica.it
    3.la psicologia clinica usa una metodologia condivisa dalla comunità intenazionale e Carli ha creato un modello particolare e non l'unico e se viene fatto riferimento a lui è perchè attualmente è uno dei maggiori esponenti della psicologia clinica
    4 non si fa riferimento solo a carli
    5 quando farai tutti gli esami vedrai di aver imparato, spero, più di quanto pensi
    6 se non ti piace la psicologia clinica, cerca di capire cosa ti affascina, perchè mi pare che ancora non hai capito e CAMBIA CORSO DI LAUREA
    7 non mi baso sulla mia esperienza ma sul fatto che io so di quello che parlo e tu no, perchè hai deciso di vedere le cose solo parzialmente
    8al più presto come ti dicevo scriverò un articolo esaustivo
    9 cmq mi fa piacere dialogare con te perchè penso possa dare ad entrambi la possibilità di riflettere di più sulla nostra formazione. a presto.
    giuseppe

    By Anonymous Anonimo, at 5:50 PM, maggio 19, 2007  

  • dimenticavo una cosa, non c'è solo l'analisi della domanda nel nostro corso: studia la falcone, la di iullo( dinamica di gruppo, la galante(laboratorio di ricerca intervento), solano, l'andreassi, psicologia della salute, ecc. e vedrai...... e citrare carli a volte non vuol dire presentare il suo modello come l'unico.
    giuseppe

    By Anonymous Anonimo, at 5:54 PM, maggio 19, 2007  

  • Giuseppe,
    hai mai pensato alla tua modalita' di relazionarti?
    no perke senno' faccio fatika a kapire kome uno ke sfodera tutte ste belle parole (e soprattutto da' lezioni di psicologia clinica!!!) possa kominciare un dialogo-relazione con estranei esordiendo con un "non kapisci un kazzo!"...

    By Anonymous Anonimo, at 11:45 PM, maggio 19, 2007  

  • caro paolo, sarò stato un pò diretto, ma a me la gente che "spara sentenze" senza esserne competente, senza aver integrato ciò che ha studiato, senza aver trattato le materie nella loro completezza e sopratutto denigrando il corso di laurea in psicologia, e non lo dico io,migliore d'italia, insieme a quelli di Padova,mi dà molto fastidio. comunque come hai potuto vedere è stato solo un approccio iniziale, nel quale non avevo ancora realizzato la volontà di iniziare un dibattito. Volontà che è venuta decisamente fuori, dopo la risposta, che, per utilizzare una categoria diagnostica, definirei "schizofrenica" :). Dopo di che ho cercato di organizzare un discorso coerente con continui riferimenti con parte della bibliografia. cmq il mio approccio iniziale, se magari vuoi definirti filo-carliano, potrebbe essere improntato sulla provocazione, se vuoi:). ma immagino che non vogliate essere cosi superficiali e leggere la mia, come dici tu?ah, si.... modalità relazionale, in maniera complessiva operando delle connessioni di senso, sennò davvero come dice Tancredi utilizziamo una categoria diagnostica invece che un modello per capire qualcosa, in questo caso di me.

    By Anonymous Anonimo, at 1:18 AM, maggio 20, 2007  

  • Beh, quello di riflettere sui propri "FASTIDI" e' uno dei principali strumenti, nonke' kapacita', ke puo' avere uno psicologo clinico...
    Ti diko questo perke' anke io ne ho provati guardando kome ti relazionavi (e non solo inizialmente!) kon un kontesto ke si vuole in kostruzione, e ke di certo non pretende di rivelare le verita' assolute sulla psicologia clinica...
    Quello ke voglio dire e' ke' se ci kaliamo in kontesti formativi con l'obiettivo di dialogare e confrontarci, ossia aprirci, venire allo scoperto, azzardare, poi non possiamo adottare modelli relazionali tesi alla pura gratificazione emozionale dell'ATTAKKARE il piu' debole, posizionarsi nell'ALTO della propria esperienza (dovuta a un puro fatto anagrafiko!), peraltro senza nessuno sguardo critiko al contesto nel quale si e' inseriti, ke in questo kaso konsiste in un gruppo di ATTIVI studenti del SEKONDO ANNO ke, in maniere piu' o meno goliardike, hanno deciso komunque di creare uno spazio dove pensare e rielaborare quello ke OGNI GIORNO vivono a lezione...
    Non so se hai notato in queste mie parole una certa temporalita', sequenzialita' ke e' dovuta all'evolversi naturale delle kose...
    beh, in questo senso, il tuo imputargli di non konoscere falcone solano etc etc (stando al sekondo anno), mi sembra senz'altro una violenza psicologica ke non ammette interlocutori, li tira fuori dai gioki, o meglio li mette in una posizione SOTTO (down, se si vuole). Violenza ke si palesa allorquando l'altro tenta di replicare. E la tua violenza non e' rivolta ai contenuti delle affermazioni degli altri (poike' sarebbe comprensibile ke l'altro puo' equivokarsi), ma al contrario e' rivolta proprio al tentativo di replica...
    Il MIO FASTIDIO, per konkludere, e' rivolto appunto: 1) alla discrasia fra quello ke prediki (analisi della domanda) e quello ke fai (tua modalita' di stare nella relazione); e 2) alla violenza psicologica sopra citata.

    By Anonymous Anonimo, at 7:02 PM, maggio 20, 2007  

  • Caro amico non mi baso sulla mia esperienza, ma, ripeto, su come stanno i fatti. se voi mi definite le neoemozioni categorie diagnostiche, quando in qualsiasi libro si evince che le categorie diagnostiche sono altro, se voi affermate che è sbagliato parlre di relazione psicologo-paziente nell'esame della falcone, quando invece è il nodo principale dell'esame e di tutta la psicologia clinica, e se voi mi dite che nel corso di laurea scienze e tecniche psicologiche dell'intervento clinico... della facoltà psicologia1 della sapienza di roma si studia solo il "modello carliano" che vi devo dire bravi......? se volete ve lo dico pure, ma la REALTA', che non si basa sulla mia esperienza o su un mio punto di vista, ma sulla bibliografia e i dati di fatto che vi ho solo parzialmente menzionato,e che potete andare a verificare, è UN ALTRA. voi impostate un blog su conoscenze errate cercando poi di difendervi dagli attacchi sferrando pseudo-interpretazioni. siete proprio impermeabili a riflettere su qualcosache vi viene dall'esterno restando fermi sulle vostre concezioni di studenti spaesati che fanno asserzioni perentorie su quelli che saranno i 5 anni del corso di laurea (3+2)senza magari aver mai letto o capito l'ordine degli studi e senza esservi informati su ciò che è la psicologia clinica al di fuori del vostro corso. io lo ammetto vi ho provocati, ma per aiutarvi a riflettere. studiate con più passione e vedrete che alla fine dei tre anni, spero, vedrete le cose in maniera diversa.cordiali saluti

    By Anonymous Anonimo, at 12:35 AM, maggio 21, 2007  

  • Caro amico non mi baso sulla mia esperienza, ma, ripeto, su come stanno i fatti. se voi mi definite le neoemozioni categorie diagnostiche, quando in qualsiasi libro si evince che le categorie diagnostiche sono altro, se voi affermate che è sbagliato parlre di relazione psicologo-paziente nell'esame della falcone, quando invece è il nodo principale dell'esame e di tutta la psicologia clinica, e se voi mi dite che nel corso di laurea scienze e tecniche psicologiche dell'intervento clinico... della facoltà psicologia1 della sapienza di roma si studia solo il "modello carliano" che vi devo dire bravi......? se volete ve lo dico pure, ma la REALTA', che non si basa sulla mia esperienza o su un mio punto di vista, ma sulla bibliografia e i dati di fatto che vi ho solo parzialmente menzionato,e che potete andare a verificare, è UN ALTRA. voi impostate un blog su conoscenze errate cercando poi di difendervi dagli attacchi sferrando pseudo-interpretazioni. siete proprio impermeabili a riflettere su qualcosache vi viene dall'esterno restando fermi sulle vostre concezioni di studenti spaesati che fanno asserzioni perentorie su quelli che saranno i 5 anni del corso di laurea (3+2)senza magari aver mai letto o capito l'ordine degli studi e senza esservi informati su ciò che è la psicologia clinica al di fuori del vostro corso. io lo ammetto vi ho provocati, ma per aiutarvi a riflettere. studiate con più passione e vedrete che alla fine dei tre anni, spero, vedrete le cose in maniera diversa.cordiali saluti

    By Anonymous Anonimo, at 12:35 AM, maggio 21, 2007  

  • Giuseppe, qua stiamo facendo delle affermazioni che possono essere discusse e confutate con un'argomentazione decente (non una pseudo-argomentazione come la tua, nella quale in nove punti fondamentalmente mi dici che non ho studiato), non stiamo facendo prediche o snocciolando verità assolute.
    Temo che la discussione che abbiamo iniziato sia più che altro un dialogo fra sordi, nella quale tu ti ostini a non arretrare di un centimetro dalle tue convinzioni e io, sorvolando le tue accuse di ignoranza, cerco inutilmente di farti capire che continui a rifarti esclusivamente a fonti carliane o comunque faziose.

    Cercherò di ripetertelo un'ultima volta: sei tu che hai una formazione parziale perchè continui a fare riferimenti bibliografici di prof di questo corso di laurea!
    Se hai notato bene, tutti i prof che hai menzionato stanno in questo preciso corso di laurea, hai citato i prof di un corso di laurea triennale su quattro all'interno della facoltà di psicologia1 della Sapienza! Pure io ho una formazione parziale, ma almeno me ne rendo conto!

    A parte il fatto che io non mi sento per niente spaesato in questo corso di laurea, parlo male dei prof perchè ho dato e superato i loro esami (meno la Falcone, lo ammetto e chiedo scusa per il mio esempio di prima, impreciso perchè non lo ricordavo bene), quindi smettila di bacchettarci come una maestrina, grazie.
    Ricordati che è il dubbio che permette l'innovazione, non l'arroccamento dogmatico come quello tuo sul carlianesimo!
    p.s. perfeziona le tue provocazioni, perchè così ti mostri solo incoerente con quello che dici (barnabo docet), nello stesso modo in cui Carli si è spesso comporato a lezione per altro...

    By Blogger Edric Ant, at 2:27 PM, maggio 21, 2007  

  • guarda ti posso fare un trattato di psicologia clinica attingendo esclusivamente da fonti estranee ai testi del nostro corso. comunque visto che sei proprio "de coccio" e mi pare, inoltre, che sei tu quello che non vuole recedere dalle tue asserzioni, fra cui quella più incoerente di tutte(NEL NOSTRO CORSO SI STUDIA SOLO IL MODELLO DI CARLI=TI HO PROVATO CHE NON E' VERO,) e visto che non ti piace Carli, fai una cosa semplicissima CAMBIA CORSO e soprattutto "NON SPUTARE NEL PIATTO DOVE MANGI".

    By Anonymous Anonimo, at 5:21 PM, maggio 21, 2007  

  • il mio, poi, non è un arrocamento dogmatico sul carlianesimo. sono esclusivamente un sostenitore della psicologia clinica, della quale i presupposti metodologici sono identici e globalmente condivisi dalla comunità scientifica internazionale, pur se espletati mediante una variante differente di modelli, fra cui quello carliano, che, personalmente, integrerei con altri modelli.... che presumo, tu che parli tanto, neanche conosci... e fai un'altra cosa, smettila di lamentarti.....

    By Anonymous Anonimo, at 5:34 PM, maggio 21, 2007  

  • Tra l'altro, caro Giuseppe Stefano Biuso, posso kiederti kome mai kontinui a firmarti "anonimo"?

    By Anonymous Anonimo, at 5:50 PM, maggio 21, 2007  

  • Giuseppe, non intendo fare a gara a chi retrocede nelle sue posizioni o, al contrario, a chi è il primo a essere abbastanza maturo da rivederle.
    Ti chiedo solo di rileggere questo post almeno una volta, non perchè è un post giusto o affascinante, ma perchè non hai capito assolutamente una mazza beata di quello che ho scritto e continui a parlare come se io avessi scritto quello che tu pensi.
    Non ho mai detto che qua si studia soltanto Carli, nè sul post nè sui commenti, te lo sei sognato!
    E non ho neanche mai detto che l'Analisi della domanda mi fa schifo, ho detto che è insegnata alla cazzo di cane in questo corso, perchè ha generato un sacco di persone che la seguono e che ne contraddicono in continuazione i suoi presupposti!

    By Blogger Edric Ant, at 8:43 PM, maggio 21, 2007  

  • beh guarda ti invio una risposta che contiene fra virgolette le asserzioni tue:
    "Le categorie carliane, secondo me sono delle categorie diagnostiche"VEDI IN SEGUITO
    "Una cosa è sicura per me: Carli ha bandito le categorie diagnostiche convenzionali perchè sa che rischierebbero di oscurare le sue". MAHHHHHH
    "Vedo già molti dei suoi seguaci, freschi di laurea a ripetere a macchinetta le neoemozioni davanti a un cliente.." NON SI USANO ESPRESSIONI TECNICHE COI PAZIENTI, MA RILEGGI I MIEI COMMENTI CHE FORSE NON STATO MOLTO ATTENTO
    "Se un cliente vuole una categoria diagnostica convenzionale potremmo anche dargliela se la vuole" CERTO, MA ISTITUENDO PRIMA UN PROCESSO DI RIFLESSIONE SUL MOTIVO DELLA SUA RICHIESTA E SPIEGANDOGLI CHE LUI E' MOLTO DI PIU' DI QUELLA CATEGORIA, E CHE OGNI CATEGORIA RACCHIUDE I CASI PIU' SVARIATI....
    "Le categorie diagnostiche sono categorie" MA VA'? E DIMMI SAI COSA SONO LE "CATEGORIE"?
    " Una categoria diagnostica è una categoria utilizzata in ambito clinico e condivisa da un gruppo di persone" ANCHE I MECCANISMI DI DIFESA SONO UTILIZZATE IN AMBITO CLINICO E SONO CONDIVISE DA UN GRUPPO DI PERSONE. SONO ANCHE QUESTI CATEGORIE DIAGNOSTICHE?
    "Io non ho detto che le categorie carliane siano una porcata, sono indubbiamente migliore delle categorie diagnostiche convenzionali, ma sempre categorie diagnostiche rimangono" SECONDO TE LE CATEGORIE CARLIANE LE ACCOSTERESTI AI MECCANISMI DI DIFESA O ALLE ETICHETTE DIGNOSTICHE, TIPO SHIZOFRENIA PARANOIDE( CATEGORIA DIAGNOSTICA)?
    "Mi dici che la Falcone non è anti-carliana, quindi non fai altro che darmi ragione" SU COSA CHE CARLI NON E' UN MODELLO A PARTE, MA CHE ESPRIME UN MODELLO DELLA PSICOLOGIA CLINICA, CON I MEDESIMI PRESUPPOSTI EPISTEMOLOGICI(SE SAI CHE VUOL DIRE QUESTO TERMINE). PSICOLOGIA CLINICA DI CUI I VARI ESAMI DEL NOSTRO CORSO SONO ESPRESSIONE
    "A noi è toccato il modello carliano. Quasi tutti i prof del corso, fanno riferimento e omaggio a lui e le loro lezioni, in maniera più o meno sfacciata, attingono dalla fonte del suo sapere. Qualcuno lo ripete pedissequamente, altri hanno un pensiero più autonomo e pieno di contributi personali, ma hanno sempre qualche punto in comune col ruspante pelatone"VEDI CHE SOSTIENI CHE NEL NOSTRO CORSO SI STUDIA CARLI E BASTA
    "Il corso ospita, più che altro tollera, alcuni elementi devianti, alcuni professori che portano un'altra prospettiva della psicologia, con altre teorie e con altre tecniche. Chiari esempi di questi “ospiti” sono i corsi di “metodologia della ricerca”, “tecniche dei test”, il laboratorio “ricerca-intervento2” e altri.
    Penso che Carli li abbia messi più che altro per dimostrare che in questo corso non si parla solo del suo modello, con lo scopo di offrirci una visione della psicologia il più completa possibile."SALVO POI FARE UNA PICCOLA ECCEZIONE RITENENDO CHE TALI CORSI DA TE MENZIONATI NON C'ENTRANO NIENTE CON CARLI. INVECE SI, MODELLI DIVERSI, MA SEMPRE PSICOLOGIA CLINICA, QUINDI SEMPRE RELAZIONE PSICOLOGO-PAZIENTE, SEMPRE STUDIO DEL CASO SINGOLO.. ECCETERA(HO GIA' SCRITTO NEI PRECEDENTI COMMENTI).BISOGNEREBBE METTERLI ASSIEME IN UNA FORMAZIONE INTEGRATA. POI MI E' VENUTO UN QUESITO: LA FALCONE E' ANTICARLIANA"Ti assicuro di aver visto qualcuno di loro parlare della relazione psicologo-paziente durante le lezioni della Falcone.
    Hanno cercato di portare l'analisi della domanda a uno degli esami più anti-carliani che ci siano"O CARLIANA""Mi dici che la Falcone non è anti-carliana, quindi non fai altro che darmi ragione" O ALTRIMENTI NE' L'UNO NE' L'ALTRO MA SEMPRE PORTANTE UN MODELLO PSICOLOGICO-CLINICO E QUINDI CON GLI STESSI PRESUPPOSTI METODOLICI, MA UN MODELLO DIFFERENTE(PSICOLOGIA ANALITICA DELL'IO)

    By Anonymous Anonimo, at 11:41 AM, maggio 22, 2007  

  • QUINDI CARO AMICO, CAMBIA ARGOMENTO NEL TUO BLOG, PERCHè SE CI TROVO QUALCUNO CHE CAPISCE QUALCOSA DI CIO' CHE PARLI, STAI TRANQUILLO CHE FAI UNA FIGURACCIA.

    By Anonymous Anonimo, at 11:46 AM, maggio 22, 2007  

  • Giuseppe, ti avevo chiesto di citare una frase in cui dicevo esplicitamente che l'analisi della domanda fa schifo e invece non hai fatto altro che sciorinare una lunga sequenza di frasi che non c'entrano niente.
    1)Ho detto che le categorie carliane sono delle categorie diagnostiche, ma per me in questo non c'è assolutamente niente di male!
    Sei tu che vedi le categorie diagnostiche come il male assoluto e fai un ragionanmento secondo il quale, se io dico che le categorie carliane sono delle categorie diagnostiche, allora fanno schifo, ma questo è quello che pensi te, non quello che penso io!
    2) "Studenti freschi di laurea che ripetono a macchinetta le emozioni".
    In teoria, come dici te non dovrebbero farlo, ma, secondo me, spinti dal loro zelo, alcuni potrebbero rischiare di farlo, a prescindere dal contesto relazionale. E ora che leggo i tuoi commenti e il tuo modo di spiattellare l'Analisi della domanda, me ne convinco sempre di più!
    3)"Se un cliente vuole una categoria diagnostica convenzionale potremmo anche dargliela se la vuole".
    Hai preso la parte di frase che ti faceva comodo perchè poco dopo ho detto "...magari spiegandogli che è solo un punto di riferimento, spiegandogli il perchè di questo suo bisogno di sentirsela dire e supportando questo intervento con le categorie carliane, richiamandolo all'interno della relazione." ESATTAMENTO QUELLO CHE HAI DETTO TE!

    Detto questo, ti chiedo gentilmente di leggere meglio quello che scrivono gli altri e che, se vai a caccia di trafiletti che possono darti ragione, cerca di farlo meglio!
    Grazie.

    p.s. scriverò su questo blog e a sparare cazzate (ogni tanto lo faccio, lo ammetto, ma non nel caso di questo post) fino a quando non verrò eliminato fisicamente da esterni o da membri del blog stesso.
    Detto questo ti confesso che sono comunque impaziente di dare un'occhiata al tuo blog e senza scopi provocatori, promesso.
    Saluti.

    By Blogger Edric Ant, at 2:53 PM, maggio 22, 2007  

  • Ah, un'ultima cosa: il blog non è mio, ci sono altre persone, dai un'occhiata ai post non miei, mi pare di aver capito di che tu lo abbia conosciuto da poco.
    Attacchi a parte, benvenuto a bordo.

    By Blogger Edric Ant, at 2:55 PM, maggio 22, 2007  

  • caro amico io non ho mai detto che le categorie diagnostiche fanno schifo, ma ti assicuro che le neoemozioni come i meccanismi di difesa sono degli strumenti che ti servono per leggere la realtà all'interno di uno specifico setting. le categorie diagnostiche servono ad indirizzare uno psichiatra in un determinato provvedimento farmacologico, ad aiutare lo psicologo nella comunicazione scientifica e ad avere un idea,seppur molto vaga, di un determinato caso, visto che 100 schizofrenici paranoidi sono tutti diversi tra loro. quando uno psicologo fa una diagnosi, infatti descrive i meccanismi, i punti di debolezza e i punti di forza , su cui puntare, di una persona, un organizzazione, ecc., ed è a questo punto che sono indispensabili i modelli di lettura, carliani,o della psicologia analitica dell'io, della psicologia dinamica,eccetera. va valutato bene cosa dire o non dire al cliente, il nostro scopo è quello di fargli prendere consapevolezza di se stesso al fine di promuovere cambiamento-sviluppo.
    riguardo al fatto mio di utilizzare termini tecnici qui, ciò è utile nella comunicazione scientifica, e questa in ogni caso ne è una forma, è sbagliato utilizzarli in un intervento psicologico, ma questo non è un intervento psicologico.
    infine ti prego, ormai è un cruccio personale, ti vuoi documentare su cosa sono esattamente le categorie diagnostiche visto che non mi credi e su che cosa sono i modelli di lettura(neoemozioni, meccanismi di difesa,ecc......) :).
    infine se volete visitate www.analisidelladomanda.blogspot.com. il mio blog dove ancora, a dire il vero, ho scritto poco, perchè volevo impostarlo in maniera scientifica, sotto forma di articoli con tanto di bibliografia, e francamente tra la mia neo-laurea ed i primi esami della specialistica ho avuto ben poco tempo. comunque nel blog attualmente sono pubblicati due post, uno che sintetizza i libri di carli in poche pagine, in riferimento esclusivo alla teoria dell'analisi della domanda ed ai suoi presupposti teorici, l'altro dove potete visionare la mia tesi dove ho svolto un analisi della religione cattolica(consideratela abbastnza attendibile visto che ho preso 7 punti sugli 8 disponibili (e molta gente usciva con solo 3 punti di tesi)). il mio prossimo articolo sarà sulla psicologia clinica in generale, con eventuale riferimento ai diversi modelli. detto questo vi aspetto sul mio blog. ciao.giuseppe

    By Anonymous Anonimo, at 6:47 PM, maggio 22, 2007  

  • grandissimo Giuseppe Stefano Biuso!!! grandissimo davvero... manco da molto sul blog d casa nemorense, mi annoia qst autoperpetuantesi diatriba Carli vs seguaci della verità... siete na palla!!! ipercritici, ultracritici...e nell'essere critici, nulla d male, la totale adesione al modello carliano nn è da augurare a nessuno, è ottundente... ma anke la totale filipicca contro il "ruspante pelatone" lo è: è perenne, è allagante, è NOIOSA... sembra ke critichiate un atteggiamento che io chiamo "da spugna": mi imbevo d quel che mi passa il carli e amen... eppure non siete delle spugneanche anche voi? totalmente imbevute del controcarlismo ad oltranza??? dovreste chiedervi perchè vi da così fastidio, e nn m state a rispondere ke difendete, oh che paladini, la verità della psicolgia clinica ma soprattutto difendete la LIBERTà DI FORMARSI...eh si, perchè carli non vi da opportunità di formarvi proponendo solo qst mitica analisi della domanda...non ve la da ??? no??? e invece di lanciarsi in questa stupida, e ribadisco NOIOSA ( x qst il vostro blog pian piano crepa, oltre ke per la presenza d tancredi!) lotta, ANDATE... proclamate la vostra estraneità (giusto x rimanere in termini carliani) a qst tipo d prospettiva clinica e andate: nessuno vi lega ai pali di via dei marsi: ci sono tante università in italia, nel mondo!!! probabilmente non vi proporrano qst stupida analisi della domanda che tanto vi affligge... CAMBIARE, ARIA...ma fa comodo: fa comodo stare là dentro e dare contro a tutto e tutti, voi che siete gli anticonformisti, voi che dall'alto della vostra coscienza critica non aderie ma soppesate, voi intelligentoni, voi contro chiunque si permetta anche solo un minimo cenno di assenso a sta benedetta analisi della domanda: come un ariete che cerca di sfondare i portoni... e ci avete solo sfondato i maroni in realtà!!! cordiali saluti, A.

    ps: propongo l'ostracismo per tancredi... è troppo un cojone!!!

    By Anonymous Anonimo, at 6:23 PM, maggio 26, 2007  

  • da giuseppe stefano biuso
    ti ringrazio a.
    ma volevo solo aggiungere che in qualunque università del mondo si possa andare, se si studia PSICOLOGIA CLINICA, sebbene magari si studieranno modelli diversi da quello delle neoemozioni, i presupposti epistemologici e metodologici rimarranno invariati. primo fra tutti: la centralità della relazione.a presto Giuseppe Stefano Biuso www.analisidelladomanda.blogspot.com

    By Anonymous Anonimo, at 8:05 PM, maggio 26, 2007  

  • Caro A. Ti invito gentilmente a ridare un occhiata al blog che, come hai detto te, non guardi da tanto tempo. Io stesso trovo che a volte il blog rischi di diventare monotematico e, se non te ne sei accorto, ho pubblicato numerosi post che non riguardano Carli, come hanno fatto anche gli altri.
    Siccome però l'Analisi della Domanda ha fornito numerosi spunti ed è comunque uno dei principali orientamenti del nostro corso di laurea non vedo perchè non ne dovremmo parlare (e sparlare).

    Ti invito anche a leggere molte delle discussioni scoppiate fra i commenti di questo post e di quelli passati che, evidentemente non hai letto, perchè ho detto più di una volta che a volte anche quelli che criticano Carli rischiano di risultare altrettanto a-critici come i fan spinti dell'analisi della domanda...la stessa identica cosa che hai detto tu all'inizio del commento tuo! Detto questo, sperando che la tua soglia d'attenzione non sia esageratamente bassa (forse è per quello che ci trovi tanto noiosi), dai un'occhiata più attenta a quello che scriviamo.

    By Blogger Edric Ant, at 10:37 PM, maggio 26, 2007  

  • beh il vostro problema è che scrivete un pugno di cazzate e che, a differenza di giuseppe stefano, siete un pugno d'ignoranti...
    A.

    By Anonymous Anonimo, at 3:19 PM, maggio 28, 2007  

  • Ciao ragà.
    non ci credo,ho scoperto soltanto adesso questo blog,è troppo figo,giravo su internet per cercare qualche altra nozione carlistica(dato che non ho frequentato) e che domani(anzi tra poche ore)ci sarà l'esame e mi sono imbattuta qui!!Continuate cosi',e in bocca al lupo per domani!!:-)

    By Blogger Eli, at 3:41 AM, maggio 30, 2007  

  • Eli, benvenuta a bordo!
    Se vuoi sapere qualcosa per l'esame, per la teoria, dà un'occhiata al sito di giuseppe www.analisidelladomanda.blogspot.com.
    (pubblictà occulta); se vuoi sapere un trucco per domani, leggi il post della "regola di Mac Gyver".
    Questo post sulle categorie diagnostiche è meglio che lo rimuovi o ti bocciano :D...in bocca al lupo per domani!

    By Blogger Edric Ant, at 10:45 AM, maggio 30, 2007  

  • grazie per la citazione tancredi, ho appena fatto quest esame e domani mi aspetta lombardo(specialistica-ergo orale-speriamo bene)a presto giuseppe www.analisidelladomanda.blogspot.com e dopo domani pschiatria ARRIVANO LE CATEGORIE DIAGNOSTICHE

    By Anonymous Anonimo, at 2:34 PM, maggio 30, 2007  

  • comunque ragazzi, volevo consigliarvi il SITO UFFICIALE DELLA PSICOLOGIA CLINICA ITALIANA www.rivistadipsicologiaclinica.it, NON C'è SOLO CARLI, L HA FONDATO INSIEME A LUI NEL 1982 CANESTRARI E FORNARI
    BY Giuseppe Stefano Biuso

    By Anonymous Anonimo, at 3:46 PM, maggio 31, 2007  

  • RETTIFICO: LA RIVISTA è STATA FONADATA NEL 1982, MA è ON-LINE DA POCHI ANNI
    GIUSEPPE

    By Anonymous Anonimo, at 3:47 PM, maggio 31, 2007  

  • Caro Giuseppe, scusa per il cattivo esempio della Falcone, ma oggi mi è venuto in mente un episodio in cui studenti del corso hanno cercato di portare l'ADD in un corso non carliano e lo dirò ora, anche se in ritardo.
    Il corso era ricerca-intervento2 di Cecchini. E' innegabilmente anti-carliano, perchè è incentrato sulla teoria dell'attaccamento, criticata da Carli a lezione perchè mette in secondo piano la relazione e perchè Carli attacca la ricerca.

    Leone (non me lo sarei mai aspettato da lui!), durante un'esercitazione, invece di lavorare per raggiungere un obiettivo che ci era stato dato, ha pensato che fosse un tranello per farci "colludere" con la prof e ci ha fermati a pensare sul senso di quell'esercitazione.
    Di senso non ce n'era nessuno, l'esercitazione era una specie di gioco in cui dovevamo capire chi era un certo personaggio e basta! Non era un'occasione per farci "pensare su" qualcosa o altro. Dovevamo semplicemente rispondere a una domanda!
    Chiedo scusa a Leone ma, con tutto il rispetto e la stima che ho per lui, in questo caso (e solo in questo per carità!), ha portato un modello per la lettura della realtà (pensiero sull'azione) non adatto a una situazione (trovare semplicemente la soluzione a un problema).

    Ergo, con buona pace per Leone che, sono sicuro, ha avuto quest'unico (e ultimo spero) episodio di cecità contestuale, credo che molti in questo corso siano più volte caduti in questo tranello.

    By Blogger Edric Ant, at 7:01 PM, maggio 31, 2007  

  • Caro Tancredi, mi spiace contraddirti, ma CARLI NON E' CONTRO LA RICERCA, ANZI E' PROPRIO FAUTORE DI UNA PROSPETTIVA DI RICERCA-INTERVENTO, SICURAMENTE SARA' CONTRO A DETERMINATE METODOLOGIE DI RICERCA, MA NON CONTRO LA RICERCA, TANTO PIU' CHE LA RICERCA, COSI COME ANCHE ALTRE FUNZIONI, CHE PUOI ANDARE A VEDERE NELL'ART.1 DEL CODICE DEONTOLOGICO(LEGGE 56 DELL'89 ISTITUENTE L'ORDINE DEGLI PSICOLOGI) E' UN AMBITO INDISPENSABILE ALL'INTERNO DELLA PROFESSIONALITA' DELLO PSICOLOGO. VEDI PER ESEMPIO L'ARTICOLO DI CARLI SULLA RIVISTA DI PSICOLOGIA CLINICA CHE PARLA DELLA COLLUSIONE E DELLE SUE BASI SPERIMENTALI http://www.rivistadipsicologiaclinica.it/italiano/numerocorrente/Carli.htm
    Per quanto concerne l'ADD: converrai sicuramente con me che per comprendere la realtà (sempre) utilizziamo categorie di lettura, per comprendere la realtà "clinica" si utilizzano categorie di lettura cliniche, non per forza l'analisi della domanda, ma è possibile utilizzarla. tu mi dirai:cosa c'entra la realtà clinica con l'università.
    PICCOLA DISGRESSIONE
    a questo proposito mi piacerebbe che tu dassi un occhiata a CASI CLINICI di Carli e Paniccia( che per altro ha vinto nell'anno 2006 il Premio Sante De Sanctis(uno dei più importanti riconoscimenti(italiani) scientifici in ambito psicologico clinico, psicoterapico, e della neuropsichiatria infantile italiani-non imperniato assolutamente su un unico modello,cioè non è assolutamente dogmaticamente-Carliano, anzi......) come miglior monografia- http://www.premiodesanctis.org/ - ).(Sante de Sanctis è uno dei pilastrici storici della psicologia italiana e fondatore della neuropschiatria infantile(1925)....). In CASI CLINICI anzitutto vedrai pochissimo le neoemozioni, anche se le vedrai quando parlerà delle categorie di lettura da lui formulati.Il nodo del libro è incentrato sulla metodologia della psicologia clinica, con riferimenti ad autori,anche stranieri, (che Carli non l'hanno mai conosciuto), legati ovviamente al suo modello che è solo uno delle differenti possibilità. Ma i concetti base che Carli porta sono quelli della psicologia clinica condivisa a livello internazionale.L'analisi della domanda, al di là delle neoemozioni, consiste nell'analizzare la richiesta di intervento, fondata su specifiche modalità relazionali e di simbolizzazione emozionale della realtà(in quel caso ha un ruolo importante la simbolizzazione emozionale che il cliente fa dello psicologo e della situazione clinica) che sono esplicative delle modalità del cliente e quindi del suo assetto mentale e ci indicano gli obiettivi di sviluppo, permettendoci di individuare le risorse e i punti deboli e di avviare un lavoro di significazione emozionale di ciò che non è fino a quel momento pensato, al fine di promuovere cambiamento(o meglio sviluppo=sul concetto di viluppo vedi nel libro sopracitato).Puoi chiamarla "analisi della domanda" o "analisi transferale" o "analisi della relazione" poco cambia, rimane la base della psicologia clinica contemporanea. Nel libro vi consiglio di leggere l'analisi critica sulle categorie diagnostiche del DSM IV, visto che il post parla oltretutto di quello),
    TORNANDO A NOI
    In CASI CLINICI Carli parla della formazione psicologico-clinica come unificazione fra teoria ed ed esperienza, esperienza che nasce all'interno della riflessione sulle proprie dinamiche emozionali riferite ai processi di formazione. il setting formativo in psicologia clinica deve essere sovrapponibile a quello clinico e nulla deve essere dato per scontato all'interno della formazione.(mi scuso per la brevità ma credo che vi possiate fare un idea più chiara leggendo il libro).
    CERTO POI C'E' SICURAMENTE UNA DIFFERENZA FRA L'USARE CATEGORIE DI LETTURA PER CAPIRE QUALCOSA E SAPERLO FARE. LEONE(CHE IO NON CONOSCO) CREDO ABBIA UN PO' DI CONFUSIONE SUL SIGNIFICATO DI COLLUSIONE. CARI AMICI NON SI PUO' NON COLLUDERE E CARLI LO DICE ESPLICITAMENTE. IL PUNTO E' UN ALTRO E CERCHERO' DI ESPORLO BREVEMENTE.
    DICASI COLLUSIONE=SIMBOLIZZAZIONE AFFETTIVA CONDIVISA DI UN CONTESTO DA PARTE DI CHI A QUEL CONTESTO FA PARTE. MI SPIEGO MEGLIO( CMQ POTRESTE DARE UN OCCHIATA AL MIO BLOG)1 NOI FILTRIAMO LA REALTA' MEDIANTE LE EMOZIONI, E FINO A QUA PENSO SIAMO D'ACCORDO TUTTI,2 IN BASE A COME CONNOTIAMO EMOZIONALMENTE UN CONTESTO NOI CI COMPORTIAMO,3 IL FILTRO EMOZIONALE E' CONDIVISO DA PIU PERSONE IN UN LUOGO4 LA COLLUSIONE E' LO STRUMENTO COL QUALE CI RAPPORTIAMO CON GLI ALTRI 5 NEL CASO DI UN COLLOQUIO CLINICO, IL CLIENTE CI PORTERà IL SUO ASSETTO COLLUSIVO SVILUPPATOSI ALL'INTERNO DEI SUOI SISTEMI DI APPARTENENZA, UN ASSETTO COLLUSIVO, QUINDI EMOZIONALE-RELAZIONALE SE VOLETE, CHE E' FALLITO, MANIFESTANDOSI POI NEL PROBLEMA-SINTOMO E SOPRATTUTTO NELLA SUA MODALITA' RELAZIONARE6 QUINDI NON E' CHE NON BISOGNA COLLUDERE E BASTA7BISOGNO SPOSTARE IL PIANO DELLA COLLUSIONE DALL'AGITO NON PENSATO ALL'INTERRUZIONE DELL'AGITO CON L'ISTITUZIONE DI UN PENSIERO-RIFLESSIONE SOPRA A QUESTO8 PER ESEMPIO SE IL CLIENTE VI MANDA AFFANCULO NON VI ARRABBIATE E NON REAGITE, PERCHE' NON C'E' L HA CON VOI "PERSONA", CHIEDETEVI PIUTTOSTO CHE SIGNIFICATO HA TALE FATTO E CONDIVIDETELO CON LUI CONNETTENDOLO AD ALTRE OSSERVAZIONI CHE AVETE FATTO NEL COLLOQUIO- SE VI CHIEDE LA CATEGORIA DIAGNOSTICA INTERPRETATE CHE MODALITA' E VISSUTI ESPRIME CON QUESTA RICHIESTA PIU CHE SEMPLICEMENTE "COLLUDERE" COLLUDETE IN ALTRA MANIERA CHE VI PORTI E PORTI IL CLIENTE A RIFLETTERE SULLA RELAZIONE
    QUINDI LEONE NON HA FATTO L'ERRORE DI "PENSARE" MA DI "NON PENSARE"...... HA AGITO UNA DIFFIDENZA, SE VOGLIAMO ESSERE CARLIANI, CHE NON PRESUPPONE UNA RIFLESSIONE EFFETTIVA SU CIO CHE E' STATA LA RICHIESTA DEL DOCENTE...QUINDI NON HA APPLICATO LADD ANZI.......
    GIUSEPPE

    By Anonymous Anonimo, at 11:41 PM, maggio 31, 2007  

  • Caro Giuseppe.
    Prima di tutto, chiedo scusa a Leone se l'ho trascinato nella nostra piccola faida. In secondo luogo, devi sapere che io, in un post di qualche mese fa, ho detto quello che hai detto te, cioè che nell'ADD non si deve semplicemente "non colludere" perchè, come dice Carli, è impossibile un'assenza totale di collusione. Purtroppo, questo slogan del "non colludete", anche se lo stesso Carli dice che è un'imprecisissima riduzione dell'ADD, è quello seguito da molti degli studenti di questo corso. E questa paura di colludere si è formata in questo contesto formativo.

    Riguardo alla storia della ricerca, Carli attacca tutte quelle metodologie di ricerca che propongono l'obliterazione della relazione, metodologia che perlomeno lui, ha definito come molto diffusa. E, anche se la teoria dell'attaccamento propone la messa in gioco della relazione bambino-figure d'attaccamento, viene attaccata da Carli perchè l'attaccamento che il bambino ha formato nell'infanzia, forma un modello operativo interno che dovrebbe rimanere invariato durante l'intera vita, mettendo in secondo piano tutte le successive relazioni che avrebbe il bambino in seguito.

    By Blogger Edric Ant, at 11:44 AM, giugno 01, 2007  

  • CARO TANCREDI( A PROPOSITO E' IL TUO VERO NOME?) SONO ASSOLUTAMENTE D'ACCORDO CON TE IN TUTTO CIò CHE HAI DETTO IN QUEST'ULTIMO COMMENTO, MA NON MI PARE CHE MI ERO POSTO CONTRO QUESTE TUE ASSERZIONI NEL MIO COMMENTO PRECEDENTE. POI UN APPUNTO= NON PENSO CHE LA NOSTRA SIA UNA FAIDA, MA UNA POSSIBILITA' DI CONFRONTO CRESCITA E COMUNICAZIONE SCIENTIFICA. PER FINIRE IO VOLEVO FOCALIZZARE L'ATTENZIONE SUL TUO DIRE CHE "APPLICARE CARLI" IN ALTRI ESAMI E' SBAGLIATO. FORMAZIONE IN PSICOLOGIA CLINICA E' RIFLESSIONE, E' INTEGRAZIONE, PRATICA E TEORIA( MA LEGGI "CASI CLINICI" CHE LI SI CAPISCE IN MANIERA ESAUSTIVA QUESTO PUNTO DI VISTA CHE A MIO AVVISO E' MOLTO INTERESSANTE E FORMATIVO). RIBADISCO CHE SI PUO' APPLICARE CARLI, COME SI PUO' APPLICARE GINZBURG, CANESTRARI, FORNARI O CHI MITCHELL.. BASTA TENERE IN CONSIDERAZIONE I PRESUPPOSTI METODOLOGICI CHE IL FARE CLINICO IMPONE E CHE IL NOSTRO CORSO, NEI VARI ESAMI, FIDATI CHE FORNISCE IN MANIERA MOLTO ESAUSTIVA. DETTO QUESTO VOLEVO SOLO DIRTI CHE QUANDO IO RISPONDO A UN POST O AUN COMMENTO NON GUARDO I POST PRECEDENTI, PER CUI SE NON RIPORTO UNA TUA CITAZIONE PRECEDENTE NON ME NE VOLERE. IO MI RIFERIVO RISPONDENDO A QUESTE TUE AFFERMAZIONI:"ma oggi mi è venuto in mente un episodio in cui studenti del corso hanno cercato di portare l'ADD in un corso non carliano e lo dirò ora...."
    "Leone (non me lo sarei mai aspettato da lui!), durante un'esercitazione, invece di lavorare per raggiungere un obiettivo che ci era stato dato, ha pensato che fosse un tranello per farci "colludere" con la prof e ci ha fermati a pensare sul senso di quell'esercitazione." VOLEVO RIPORTATI AD ATTENZIONARE DUE COSE PER ME IMPORTANTI CHE HO SCRITTO IN RISPOSTA A TE NEL MIO COMMENTO PRECEDENTE
    "L'analisi della domanda, al di là delle neoemozioni, consiste nell'analizzare la richiesta di intervento, fondata su specifiche modalità relazionali e di simbolizzazione emozionale della realtà(in quel caso ha un ruolo importante la simbolizzazione emozionale che il cliente fa dello psicologo e della situazione clinica) che sono esplicative delle modalità del cliente e quindi del suo assetto mentale e ci indicano gli obiettivi di sviluppo, permettendoci di individuare le risorse e i punti deboli e di avviare un lavoro di significazione emozionale di ciò che non è fino a quel momento pensato, al fine di promuovere cambiamento(o meglio sviluppo=sul concetto di viluppo vedi nel libro sopracitato).Puoi chiamarla "analisi della domanda" o "analisi transferale" o "analisi della relazione" poco cambia, rimane la base della psicologia clinica contemporanea."
    "BISOGNO SPOSTARE IL PIANO DELLA COLLUSIONE DALL'AGITO NON PENSATO ALL'INTERRUZIONE DELL'AGITO CON L'ISTITUZIONE DI UN PENSIERO-RIFLESSIONE SOPRA A QUESTO(......)QUINDI LEONE NON HA FATTO L'ERRORE DI "PENSARE" MA DI "NON PENSARE"...... HA AGITO UNA DIFFIDENZA, SE VOGLIAMO ESSERE CARLIANI, CHE NON PRESUPPONE UNA RIFLESSIONE EFFETTIVA SU CIO CHE E' STATA LA RICHIESTA DEL DOCENTE...QUINDI NON HA APPLICATO LADD ANZI......."
    P.S HAI VISTO WWW.RIVISTADIPSICOLOGIACLINICA.IT
    ?
    A PRESTO
    GIUSEPPE

    By Anonymous Anonimo, at 12:03 PM, giugno 01, 2007  

  • http://www.psicologia1.uniroma1.it/static/didattica/IdPercorso_25.shtml
    visitatelo è il sito della scuola di specializzazione in psicologia clinica, in passato vi insegnava anche Carli, ma adesso con l'apertura della sua scuola di specializzazione in psicoterapia presso il suo SPS (www.spsonline.it). noterete nell'offerta formativa una formazione diove sono presernti modelli differenti, ma se viswionate tutti gli esami, i principali recheranno in se la metodologia clinica, che Carli col suo modello espone.
    Teoria e Metodologia della Psicologia Clinica
    Teoria e Tecnica dei Test Psicologici - Clinica
    Teoria e tecnica del colloquio clinico
    Teorie e tecnica di analisi istituzionale
    La consultazione psicologica e la costruzione del progetto terapeutico
    Teorie e modelli dell'intervento psicoterapeutico 1
    Psicodinamica dei contesti organizzativi
    Teorie e modelli dell'intervento psicoterapeutico 2
    Psicodinamica della coppia e della famiglia e tecniche di intervento
    Psicoterapia dell'infanzia e dell'adolescenza.......
    ECC. QUELLI NOMINATI SONO QUELLI NEI QUALI TRASPARE IN MANIERA PIU' EVIDENTE LA METODOLOGIA PSICOLOGICO-CLINICA. NEGLI ALTRI POTRESTE TROVARE UN "ESPANSIONE" DEGLI ESAMI DEL NOSTRO CORSO CHE NON SI RIFERISCONO UNICAMENTE ALLA PSICOLOGIA CLINICA, MA CHE SONO NECESSARIAMENTE INTEGRABILI ANCHE IN QUESTA.
    DA NOTARE CHE I VARI INSEGNANTI FANNO PARTE DEI DIFFERENTI CORSI DI LAUREA DI PSICOLOGIA 1. QUINDI LA PSICOLOGIA CLINICA E' QUESTA.....
    GIUSEPPE

    By Anonymous Anonimo, at 5:26 PM, giugno 02, 2007  

  • sei un grandeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee

    By Anonymous Anonimo, at 5:38 PM, giugno 10, 2007  

  • grazie

    By Blogger Dott. Giuseppe Stefano Biuso, at 4:22 PM, giugno 11, 2007  

  • Io ho frequentato l'università quando ancora i corsi non erano "monopolizzati" o "privatizzati" (siamo almeno in linea con la situazione politica), però ho anch'io conosciuto "il metodo carliano". Penso che questo metodo, è solo un metodo, ed in quanto tale da delle utili categorie per leggere la realtà. Non credo utile e formativo (a prescindere dal modello di riferimento) farne un credo. Le fedi psicologiche non portano molto lontano. E dalla mia ridotta esperienza credo proprio che non è il caso di appiattirsi su un modello. E' utile avere un modello che ci faciliti la lettura della realtà, non diventare schiavi di un modello. Qualsiasi esso sia. Altrimenti rischiamo di cercare di far aderire le persone o le realtà che incontriamo al NOSTRO MODELLO.

    Inoltre riguardo le categorie diagnostiche io penso che esse siano utili. Io le ho studiate (a parte l'esame di psicopatologia dello sviluppo) per l'esame di stato. Anche se una persona decide di fare lo psicologo (e non lo psicoterapeuta - e si può fare!) e quindi non potrà prendere in carico un paziente da DSM,è utile conoscerle perchè potrà in questo modo riconoscere la patologia ed inviare il cliente/paziente ad un collega che abbia le competenze adeguate.

    By Anonymous Anonimo, at 12:53 PM, luglio 12, 2007  

  • Diffidi, ti lamenti dell'analisi della domanda quindi, invece di provocarti o obbligarti, ti invito a riflettere su questa tua dinamica emozionale contestualizzandola nella cultura universitaria, per poter così attingere dalla risorsa Carli

    By Anonymous Anonimo, at 11:44 PM, gennaio 24, 2008  

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