Casa Nemorense

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giovedì, marzo 06, 2008

Terapia familiare.

Caso clinico di un role playng della durata di 20 minuti circa.

Studio di uno psicoterapeuta a orientamento sistemico-relazionale.
Entrano una donna e un uomo - entrambi sui 40 anni – insieme al figlio quindicenne.
I due genitori sono separati da un anno perché si era creata in casa una situazione insostenibile, secondo quanto dice il marito. Si sono separati per il bene del figlio e il padre sostiene che è venuto nello studio per il bene di quest'ultimo. Secondo gli accordi il figlio passa il tempo una volta a settimana in casa del padre, ingegnere molto impegnato, per poi tornare dalla madre casalinga.
La richiesta di psicoterapia è stata fatta dalla madre per il figlio. Il ragazzo non ha problemi scolastici, ma quando torna a casa dalla madre si comporta in maniera scontrosa e indisciplinata, specialmente quando è tornato da poco dal padre.
Lei accusa il padre, perché quando sta col figlio è molto permissivo e lo fa solo divertire. Il padre si difende dicendo che lui lavora molto, ha poco tempo per il figlio e che, vedendolo poco, cerca di farlo stare a suo agio. Il figlio durante la terapia attacca la madre, accusandola di fare solo la parte della madre repressiva, mentre il padre lo porta a vedere le moto, le fiere, le macchine. Accusa la madre di crescerlo coi soldi non suoi, gli alimenti del padre e a quel punto il padre lo interrompe, difendendo la madre e dicendo che è un suo diritto stabilito dal tribunale e che è nel bene suo.
La madre ribadisce l’importanza di un intervento psicologico sul bambino, dicendo che si trova di fronte a due modelli educativi discontinui, lo psicologo le ricorda che non è possibile riagganciarli come erano prima, ormai la coppia è separata, non si può fare granché. Sul finire della seduta la madre chiede quale dei due stili educativi dovrebbe esserci. Lo psicologo dice che non ce ne potrà essere uno solo, le parti chiamate in gioco devono fare in modo da giungere a un compromesso che le soddisfi tutte.
Analizzare il caso, stabilire se l'utente e il committente della terapia coincidono e se no, indicarli; stabilire se è opportuno che madre, figlio e padre tornino insieme a un'eventuale successiva seduta o se è meglio concentrarsi su uno o solo due componenti della famiglia.

8 Comments:

  • e quindi?????

    By Anonymous Anonimo, at 2:58 PM, marzo 06, 2008  

  • E quindi analizzate il caso, devo dire proprio tutto?? Comunque ho aggiunto delle proposte di lavoro alla fine. Se qualcuno ha elementi da aggiungere fra i quesiti, ben venga.

    By Blogger Edric Ant, at 3:09 PM, marzo 06, 2008  

  • Il committente e l'utente non coincidono: la madre è il committente, il padre e il figlio sono utenti. La madre cerca di far prevalere il suo modello educativo, un modello normativo e orientato alla cura del figlio. Lo scopo dell'intervento psicologico sarebbe quello di ristabilire la disciplina in famiglia, rimettendo in riga i due uomini di casa che, anche se si sono fatti trascinare in modo decisamente passivo nello studio dello psicologo, sono coalizzati in un'ostica forma di resistenza passiva. Un'ipotesi molto precoce e da validare in seguito potrebbe essere quella che vede la madre che chiede l'aiuto di uno psicologo maschio, forse un tentativo di riempire il vuoto di una figura paterna che è venuta a mancare nella famiglia in seguito alla separazione.
    Tuttavia, la coppia genitoriale è ancora unita, nonostante la separazione. In nome del figlio - come entrambi ripetono spesso - hanno cercato di rendere la separazione il più indolore possibile per la crescita di quest'ultimo. Hanno creato un modello di educazione del figlio nel quale hanno ruoli complementari e ben alternati. Il padre lo "porta a divertirsi" una volta a settimana, la madre lo nutre, gli fa fare i compiti, impone il coprifuoco e altre regole. Lei, come lo psicologo ha detto, fa il "poliziotto cattivo", il padre è il "poliziotto buono".
    Questi ruoli però sono rigidi, scissi come lo è la coppia. Gli attacchi del figlio sono una forma comunicativa con la quale esprime il disgio di vivere in questa situazione. Accusa la madre di fare SOLO la parte della madre rompiscatole, quella apprensiva e repressiva, che oltre a cucinare e a svolgere le faccende di casa gli impedisci di fare quello che vuole.
    Lui non vuole avere due mezzi-genitori, ne vorrebbe due o, almeno ne vorrebbe uno tutto d'un pezzo. Penso che tutti e tre dovrebbero tornare a un'eventuale successiva seduta, il figlio è il mezzo principale attraverso il quale i due genitori separati comunicano e si sentono senza il quale - come detto dal marito - non avrebbero più motivo di interagire se non per gli assegni degli alimenti.

    Il focus della seduta è stato quasi subito spostato sulla coppia genitoriale piuttosto che sul figlio.
    I genitori devo giungere a un compromesso, non possono concludere i loro conflitti grazie a un "ha ragione lui/ha ragione lei". Nessuno dei due modelli educativi deve prevalere cancellando l'altro, anche se supportato dal buon senso. I due devono trovare un punto di equilibrio fra i due modelli scissi o, quantomeno, devono sviluppare una capacità di avere dei ruoli meno fossilizzati e scissi, intercambiabili e versatili.
    Devono inoltre cercare insieme e con lo psicologo, di uscire da una visione che vede la loro coppia come esclusivamente fondata sulla cura del figlio, devono anche riappropriarsi delle proprie vite affettive e emanciparsi l'uno dall'altro. O, se lo trovassero opportuno, rimettersi insieme.
    (Ammetto che è un finale zuccheroso, l'ho solo messo come ipotesi di lavoro!).

    By Blogger Edric Ant, at 10:47 AM, marzo 08, 2008  

  • utente e committente? e il cliente?

    By Blogger Renzo Carli, at 4:56 PM, marzo 10, 2008  

  • tancredi te lacanti e te la soni....

    By Anonymous Anonimo, at 7:28 AM, marzo 12, 2008  

  • infatti, il caso è presentato da cani

    By Anonymous Anonimo, at 12:24 PM, marzo 12, 2008  

  • All'ultimo anonimo.
    "Infatti il caso è presentato da cani" "infatti" si usa per riagganciare un discorso precedente, discorso che qui non c'è, se non hai capito il caso forse è perchè hai difficoltà con l'italiano...

    By Blogger Edric Ant, at 5:50 PM, marzo 12, 2008  

  • "infatti" si riallaccia a chi dice che te la canti e te la suoni

    By Anonymous Anonimo, at 9:58 AM, marzo 13, 2008  

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