La regola di MacGyver
Cerchiamo di mantenere un equilibrio aureo fra tette e serietà. Si avvicina alle porte l’esame di Carli “Analisi della domanda”. Poiché non voglio atteggiarmi come un esperto nel campo, darò solo due consigli su questo esame.
Primo, non prendetelo sotto gamba come si fa con “Psicologia delle organizzazioni” dell’anno scorso. Quello è un esame in cui veramente non serviva a niente leggere i libri, perché non è stato altro che una brutta copia delle lezioni di quest’anno (non a caso quest’anno non sarà Carli a tenere queste lezioni, ma la grande Zucchermaglio). Questo è un esame in cui ci sono anche domande di teoria, quindi date almeno una letta alle definizioni e al capitolo delle neoemozioni e guardatevi un paio di casi clinici, per farvi un idea su come analizzarli.
Il secondo consiglio è quello che definirei come la regola di MacGyver.
Come con MacGyverr, se dovete costruire una bomba all’idrogeno e vi danno un elastico, un cotton fioc e una graffetta, voi dovete usare solo quegli elementi! A rischio di costruire una bomba all’idrogeno che funziona solo in quel telefilm, ma dovete usare esclusivamente quello che vi danno. Rifacendomi all’esame che ho fatto, gli elementi che Carli dà all’interno di un caso clinico sono pochissimi, ma dovete lavorare solo con quelli. Carli o altri hanno avuto quei casi da trattare, casi che hanno trattato in un certo modo durante l’intero corso delle loro sedute, hanno potuto formulare ipotesi di lavoro e ricavare elementi dalla storia dei clienti. Ma l’esame mostra il caso di una sola seduta, resocontato da loro e quindi passato attraverso il filtro delle loro categorie. Dovete lavorare solo su quel caso e con i pochi elementi utili che sono passati attraverso il filtro di tale categorizzazione. Non vi ammazzate a forza di congetture e ipotesi, perché restano congetture e, anche se sono ben elaborate, saranno valutate poco. Magari giungerete alle stesse conclusioni che hanno tratto loro, ma sarebbero le conclusioni tratte dall’analisi di tutte le eventuali sedute, mentre voi avete letto il resoconto di solo una di queste, quindi le vostre conclusioni sarebbero premature. Rifatevi esclusivamente alla relazione e ai pochi, se presenti, elementi che emergono nel corso del resoconto del caso. Anche se il lavoro che rischia di uscire fuori è un intervento poco convincente e banale. Detto questo, il secondo consiglio resta un consiglio e non è neanche detto che sia certo che le condizioni che ho prospettato per il caso si vernichino durante l’esame. Spero di non essere sembrato troppo supponente, in bocca al lupo e non delegate!
Primo, non prendetelo sotto gamba come si fa con “Psicologia delle organizzazioni” dell’anno scorso. Quello è un esame in cui veramente non serviva a niente leggere i libri, perché non è stato altro che una brutta copia delle lezioni di quest’anno (non a caso quest’anno non sarà Carli a tenere queste lezioni, ma la grande Zucchermaglio). Questo è un esame in cui ci sono anche domande di teoria, quindi date almeno una letta alle definizioni e al capitolo delle neoemozioni e guardatevi un paio di casi clinici, per farvi un idea su come analizzarli.
Il secondo consiglio è quello che definirei come la regola di MacGyver.
Come con MacGyverr, se dovete costruire una bomba all’idrogeno e vi danno un elastico, un cotton fioc e una graffetta, voi dovete usare solo quegli elementi! A rischio di costruire una bomba all’idrogeno che funziona solo in quel telefilm, ma dovete usare esclusivamente quello che vi danno. Rifacendomi all’esame che ho fatto, gli elementi che Carli dà all’interno di un caso clinico sono pochissimi, ma dovete lavorare solo con quelli. Carli o altri hanno avuto quei casi da trattare, casi che hanno trattato in un certo modo durante l’intero corso delle loro sedute, hanno potuto formulare ipotesi di lavoro e ricavare elementi dalla storia dei clienti. Ma l’esame mostra il caso di una sola seduta, resocontato da loro e quindi passato attraverso il filtro delle loro categorie. Dovete lavorare solo su quel caso e con i pochi elementi utili che sono passati attraverso il filtro di tale categorizzazione. Non vi ammazzate a forza di congetture e ipotesi, perché restano congetture e, anche se sono ben elaborate, saranno valutate poco. Magari giungerete alle stesse conclusioni che hanno tratto loro, ma sarebbero le conclusioni tratte dall’analisi di tutte le eventuali sedute, mentre voi avete letto il resoconto di solo una di queste, quindi le vostre conclusioni sarebbero premature. Rifatevi esclusivamente alla relazione e ai pochi, se presenti, elementi che emergono nel corso del resoconto del caso. Anche se il lavoro che rischia di uscire fuori è un intervento poco convincente e banale. Detto questo, il secondo consiglio resta un consiglio e non è neanche detto che sia certo che le condizioni che ho prospettato per il caso si vernichino durante l’esame. Spero di non essere sembrato troppo supponente, in bocca al lupo e non delegate!