Casa Nemorense

Roma: servizi e attività. Guida ai servizi e alle imprese di Roma, mangiare, dormire divertirsi a roma

giovedì, dicembre 21, 2006

Il libero Stato di Casa Nemorense

Nel post sul Tibet, se leggete fra i commenti, viene chiaramente delineata la nuova linea politica di casa Nemorense: la fondazione di un nuovo stato gestito dai membri del blog.
Non è un caso, che questa informazione si trovi proprio così ben mimetizzata, fra i commenti di un post politicamente impegnato che eleva il livello intellettuale del blog e causa un’inevitabile noia che scoraggia la maggior parte degli utenti nel prestarvi attenzione. Se questa informazione cadesse nelle mani sbagliate, questo nuovo stato morirebbe ancor prima di nascere. Invece lo stato c’è o meglio ci sarà, per la precisione nascerà alle ore 17:39 del giorno mercoledì diciassette dell’anno prossimo. La casa Nemorense verrà trasferita in una località segreta sulle alpi col nome di Sacro Ordine dei Pelandroni Sapientini Nemorensi Aspiranti Psicologi e per abbreviare questo lungo nome verrà usata una formula più breve come Sacro Ordine dei Pelandroni Sapientini Nemorensi Aspiranti Psi. Come secondo nome proposto per questo Stato, l’alternativa è Stato Birra e Salsicce, in modo da prevenire i maliziosi che lo definiranno come una Repubblica delle Banane, come è già successo per l’Italia.
L’allineamento politico di questa ridente comunità sarà caratterizzato da uno stato di tipo social-monarchico-liberale-democristiano-repubblucano-secessionista-liberoscambista-teocratico-plutodemocratico più il jolly. Come già detto, i componenti del nuovo governo saranno irtimiD Faraone, Kekko sindaco, Faggiano protettore contro il cielo, il sottoscritto alle forze dell’ordine, Lombardo ministero della memoria storica e Autopoietico palo.
Verrà stilata una Costituzione articolata in 5 punti:
1) Chi vuole diventare un cittadino del Sacro Ordine dei Pelandroni Sapientini Nemorensi Aspiranti Psi., dovrà portare un’amica.
2) Ai seguenti individui sarà proibito l’accesso nel nuovo stato: teologi, filosofi, leghisti, cannibali, centristi, rompipalle, fan di qualsiasi reality televisivo, ragazze frigide, buzzurri, cartomanti, terroristi, vegetariani (si sta animatamente discutendo sul decreto Salva-Leone), Silvio Muccino, studiosi mnemonici e Carli.
Sono invece benvenuti: cazzeggiatori, atei, lesbiche (solo quelle attraenti), ninfomani, alcolisti, fancazzisti, comici, anarchici, musicisti e, in secondo piano, medici, ingegneri e insegnanti.
3) Tutte le fedi sono liberamente professate. La fede ufficiale dello Stato è il Dimitrinesimo, le cui funzioni saranno svolte all’interno di una foresta nella quale il leggendario santone abiterà allo stato brado. A ogni notte di plenilunio, una ragazza dovrà essere lasciata all’entrata del bosco.
4) Lo Stato del Sacro Ordine dei Pelandroni Sapientini Nemorensi Aspiranti Psi. è consacrato alla distruzione totale della repubblica elvetica. Ogni cerimonia pubblica sarà preceduta dalla solenne dichiarazione “spezzeremo le reni alla Svizzera”.
5) Il denaro è abolito. Sarà istituito il baratto all’interno del nuovo stato e il surrogato della carta moneta saranno i cedolini degli esami, ma utilizzabili solo in periodi di carestia.
Oltre a queste semplici regole, fate un po’ come cazzo vi pare, così saremo tanti e più siamo, meglio è!

mercoledì, dicembre 20, 2006

Il dogma dell'infallibilità del carli


Lo psicologo è legittimato dal potere?



Non voglio alimentare o inasprire polemiche o guerre partitiche tra chi sta con Carli e chi no. Il mio intento è quello molto meno divertente forse ( e dopo questo post penso che sarà rimproverato da Dimitri(a ragione) di non sapere più cazzeggiare) di aprire una riflessione, un dibattito intorno ai problemi della professione psicologica. Oggi ho rivisto una lezione di Carli registrata (clandestinamente )all'inizio di quest'anno con la mia videocamera. A un certo punto succede questo: una ragazza fa un resoconto della lezione precedente: tra l'altro dice che per lei non è cambiato niente dall'anno precedente che non si sente significativamente cambiata, in sostanza non si sente progredita nella sua formazione. A questa affermazione il Carli si affretta a darne un giudizio netto e perentorio: è una cosa falsa. In realtà la ragazza starebbe facendo quello che gli americani chiamano wishful thinking, cioè si starebbe creando una convinzione in base a ciò che le piace immaginarsi e non in base all'"oggettività"e all"evidenza". Cioè la pensa così perchè se fosse il contrario andrebbe "nelle peste" cioè in crisi. Bene, ma a nessuno è venuto in mente che con la stessa disinvoltura con cui Carli ha sviscerato e giudicato quella frase, si potrebbe rovesciare la prospettiva? Cioè è del tutto assurdo secondo voi ipotizzare che sia stato il Carli a realizzare, lui,un wishful thinking? Perchè il pensare che un anno intero d' insegnamento fosse stato del tutto inutile per una ragazza ( e chissà per chi altro), era un pensiero terribile da mandarlo "nelle peste" e che non avrebbe avuto alcun piacere di immaginare o almeno di concepire? Non si è lui prefigurato una realtà così come l'ha desiderata fortemente, rifiutando in tronco qualsiasi elemento che la potesse intaccare?
La risposta è che si può prendere per vera sia l'una che l'altra ipotesi, senza però pretendere di dimostrare la veridicità dell'una o dell'altra. MA quanti tra noi hanno pensato che si trattava di un antinomia irrisolvibile e quanti invece (io penso la maggior parte ma potrei sbagliarmi) hanno assunto più o meno consapevolmente la versione di Carli in virtù della sua posizione e del suo potere?( E' un professore con decenni di esperienza, non può sbagliare!). Forse qualcuno vede nel mio esercizio del dubbio un peccato di presunzione o di superbia, ma ricordiamoci che i più grandi progressi scientifici sono nati proprio da libero esercizio del dubbio. Con questo non voglio dire altro che mi sembra antiproducente chiudersi in un attegiamento anti-scientifico se non addirittura settario, che scoraggia e irride qualsiasi riflessione scomoda e divergente.
Quello che mi sembra evidente a questo punto è il carattere congetturale e manipolatorio di questo modo di operare.
Se non si vuole negare la possibilità stessa di fare psicologia, rimane un'alternativa.
Se è vero che lo piscologo deve per forza di cose ipotizzare, interperetare fare congetture e supposizioni, senza poter avere nessun prova riguardo la loro fondatezza e solidità, si deve quantomeno essere consapevoli di questo. E domandarsi continuamente in che modo stiamo operando. Nel mio modo di vedere, lo psicologo deve mettere in dubbio innanzitutto sè stesso e le sue convinzioni. Continuamente. Altrimenti non può pretendere di mettere in dubbio quelle altrui. E non è detto che questo (sopratutto per le persone dotate di estremo narcisimo e esagerata stima di sè) ciò sia sufficiente per superare questo scoglio invisibile ma altissimo.
Facciamo attenzione a non idealizzare un modello di operare di sicuro affascinante e desiderabile ( quello di poter disvelare la realtà dalla sua maschera ai apparenza, come Grasso ha suggerito quello di poter "spogliare" una persona) che di sicuro suscita invidia o ammirazione negli altri, ma che spesso si basa su una implicita presunzione di essere impermeabile a quei medesimi meccanismi di difese psicologiche, di autoinganni, di razionalizzazioni, di falso sè ecc. ecc. che spesso riusciamo così facilmente a trovare negli altri...

martedì, dicembre 19, 2006

EGOISTA


Per la seconda volta ci siamo uniti a casa di kekko per registrare Tu vo fa 'o terapeuta..
Dopo 2 ore di prove estenuanti e senza risultato ci siamo dati all'improvvisazione musicale, quando a un certo punto kekko mi fa: senti ke so fare: e parte con "e penso a te di battisti"...
a quel punto l'illuminazione: Parte questa stratosferica esecuzione amplagghed CON TESTO TOTALMENTE IMPROVVISATO!
Non mi capacito ancora di come sia uscita fuori, ma è un capolavoro, di quelli che te ne esce uno nella vita eppoi puoi anche morire....
Ascolatte pure... io ho di là il becchino che mi aspetta...

PER SCARICARE EGOSITA CLICCA QUI

Ragione o emozione?

L'emozione sta alla base della ragione?
Escher, "Mani che disegnano" 1948


Stamattina mi è capitato di discutere vivacemente con Dimitri di una questione cruciale e problematica di tutta la psicologia, e in particolare dell'impostazione a cui il Carli ci sta indirizzando. Ed è questa : E' ammissibile che la ragione sia sempre subordinata all'emozione? Cioè è possibile affermare che l'emozione precede imprescindibilmente la ragione, perchè non si dà ragionamento, comportamento, decisione o convinzione che non sia implicitamente, inconsapevolmente o inconsciamente emozionato? Secondo Carli o alemento secondo quello che Dimitri pensa (a ragione) credesse Carli, la risposta è si. L'emozione è sempre ala base. A tale sua affermazione mi ha colto però una profonda perplessità, a cui però non sapevo ancora dare soddisfazione.

La questione è senza dubbio di grande interesse e non rifletterci sarebbe un' errore grave se non imperdonabile. Non considerarlo un problema sarebbe superficiale, ingenuo. Non fosse altro per il fatto che la psicologia si ritrova quotidianamente a difendersi dalle accuse di non-scientificità e o quantomeno di fragilità scientificà delle teorie su cui la psicologia e in particolar modo la psicoterapia si basa.
Risulta chiaro che le emozioni, specie quelle inconscie influiscono anche profondamente sui nostri, sulle nostre scelte, su ciò che diciamo. Ma è verò che esiste un rapporto così assimetrico e sbilanciato dalla parte dell'emozione?

La "scazzottata dialettica" con Dimitri si conclude con uno stallo. Durante il tragitto di casa però trova spazio nella mia mente una fulminea "illuminazione".
La risposta a cui sono arrivato io è diversa ed è arrivata come un insight gestaltiano, improvvisamente.

Mi è capitato spesso di sentire il Carli dire: "Proviamo ad analizzare questa affermazione". Bene è quello che ho fatto.
Analizzando l'affermazione: "L'emozione precede (in ogni caso) la ragione", mi sono accorto di un clamoroso paradosso. Infatti tale affermazione è (come ogni affermazione, cioè in sè) frutto della ragione, cioè è razionale. Essa è una convinzione, un'asserzione, un presupposto, un'idea che come tali sono dovuti al pensiero razionale, alla logica, alla deduzione, al pensiero astratto. Non può concepirsi qualsivoglia affermazione che non sia razionale.
Il problema è che se tale affermazione"L'emozione precede (in ogni caso) la ragione" si assume come vera, significa ammettere che anch'essa, in quanto razionale,sia basata su un'emozione. Ma sostenere
-L'affermazione "L'emozione prcede la ragione" è basata su una determinata emozione-
è anch'essa un'affermazione!

Se vale il principio che tutto ciò che diciamo è veicolato da emozioni, nessuna affermazione sarebbe prendibile così com'è, ma cosa più importante che nessuna emozione sarebbe conoscibile perchè risalirebbe sempre ad un'altra e così all'infinitò.
Per cui risuta chiaro che non possiamo assumere l'idea di Carli come vera, perchè innescherebbe un cricuito infinito, un"loop" senza fine.
Risulta evidente che concepire l'emozione alla base di qualsiasi ragionamento, in un modo così radicale e preordinato, implica necessaramente il paradosso esposto precedentemente.
Per rendere più chiaro questo concetto propongo un'esempio.

Durante le lezioni, la pratica a cui spesso siamo stati sottoposti, e che molti di noi ingenuamente e senza colpa alcuna hanno subito, consisteva nel fatto che dietro le nostre nostre affermazioni ( per la verità dietro a quelle più scomode e critiche) si celasse una presunta emozione che ne stava alla base, per cui risultava che quella affermazione non contasse molto, anzi proprio nulla, perchè si ignorava l'emozione narcisistica, di dominazione, di controllo, di potere ecc ecc che l'aveva prodotta. Bene.
Ma le affermazione, le tesi, le asserzioni che il Carli produceva per rivelare ciò che noi in realtà stavamo dicendo, non erano anch'esse suscettibile di essere smascherate, disvelate, svuotate dal contentuo logico-razionale e ridotte all'emozione che l'aveva prodotta? Non erano anch'esse affermazioni? Può valere il principio per cui se per l'uomo vale il suddetto principio, per Carli ( o per gli psicoogi?) no? Chi è il narcisista, il dominatore, il megalomane, l'onnipotente, il controllore in questo caso? : )

Se si vuole dire che gli psicologi possono dire qualcosa intorno alle emozioni che stanno alla base, bisogna accettare l'idea che le loro affermazioni sono sì veicolate da emozioni, ma di emozioni di cui sono consapevoli, e da cui, quindi in qualche modo, non ne sono condizionati. Le loro supposizioni, convinzioni, o addirittura diagonsi, cioè non risentirebbero di distorsioni, o condizionamenti perchè sanno quali sono le emozioni e e controllano. Implicitamente si dice che la ragione (la convinzione di poter controllare le emozioni) prevale sull'emozione. Ma in questo caso il principio iniziale( l'emozioni precede la ragione) cade in una imbarazzante contraddizione perchè anche la convinzione di non essere influenzato da emozioni dovrebbe essere basato su una determinata emozione (ignota) ma ciò come detto prima, innesca una disperata ricerca retrospettiva infinita e destinata al fallimento.