Questo post l'ho scritto 2 settimane fa, tancredi nella sua fame di commenti mi ha chiesto di posticipare la pubblicazione...
spero sia contento :)
Il record di commenti al post del caso postato da Saint Now è dovuto soprattutto alla diatriba instauratasi tra noi psicologi formandi (che mostriamo di amarci tanto) sul modo "giusto" di porsi di fronte a un caso clinico.
Le dopo lunghi mesi di lezioni siamo giunti un pò tutti ad avere le nostre idee sulla psicologia, sull'analisi della domanda, su ciò che forse andremo a fare un giorno come professionisti preparati in un settore specifico.
Nonostante la base teorica e tecnica teoricamente dispensate a tutti nello stesso modo, pare non esserci un grande accordo tra noi non solo sulle sfumature, ma proprio sulle questioni fondamentali relative alla teoria e alla prassi psicologica.
A mio avviso tutto ciò è dovuto sostanzialmente alla scarsa precisione delle teorie psicologiche (almeno dell'analisi della domanda), scarsa precisione che il kekko ama definire "fumosità".
Tale fumosità è comunque forse imprescindibile in un ottica come quella dell'analisi della domanda che si prefigge di eliminare o comunque minimizzare il grado di manipolatività dell'intervento psicologico.
Comunque, in una situazione del genere, mi sembra di poter individuare 2 tipologie di atteggiamento riguardo sè stessi e il proprio modo di operare in ambito psicologico:
Il primo atteggiamento è dato dall'eccessiva sicurezza nel promuovere le proprie intuizioni a verità assolute, ponendo come argomentazioni "ho preso 30, ho fatto la tesi con la sesto, sono dottore, ho frequentato e capito tutto".
Argomentazioni, è inutile dirlo, utili per gonfiare la propria autostima, ma del tutto inappropriate se si vuole promuovere una lettura di un fenomeno, dato che con quel fenomeno c'enttrano poco e niente. Molto dovertenti sempre a tal proposito quelle situazioni in cui ci si ritrova a controbattersi utilizzando citazioni da frammenti dei testi su cui ci siamo formati: si finisce per dimostrare solo che la teoria di riferimento è purtroppo largamente interpretabile e comunque non scomponibile in piccole asserzioni isolate dal contesto poichè in tal caso finisce per diventare affidabile quanto l'oroscopo.
Il secondo atteggiamento è dato invece dall'eccessiva criticità nei confronti derlla teoria che porta a sconfermarla tutta in forza dei limiti detti prima sfociando così nello scetticismo.. Nobile cosa lo scetticismo, ma se non posto a freno sfocia in una specie di nichilismo della conoscenza che ci lascia con in mano un pugno di mosche dopo aver magari versato sangue sui libri per 10 anni.
C'è quindi da trovare un punto di equlibrio tra scetticismo e determinismo da autostima, punto di equilibrio che deve essere forzatamente basato su ciò che abbiamo a disposizione.
A tal proposito, prima di lanciarci in inferenze sulla lettura del resoconto di un caso clinico (seppur basate su tutta la perizia metodologica che volete), mi piacerebbe avere del materiale a disposizione per valutare "in toto" questa benedetta analisi della domanda, ad esempio un bel video con una terapia completa (ovviamente a puntate), o comunque informazioni su come un intervento si sviluppa e si conclude. C0sì, tanto per vedere se le nostre belle inferenze vengono confermate o no, e se il nostro scetticismo è fondato o meno.
I medici si divertono a fare scommesse sulle diagnosi guardando doctor house, perchè non mandano in onda anche doctor Carli, o doctor Sesto?
spero sia contento :)
Il record di commenti al post del caso postato da Saint Now è dovuto soprattutto alla diatriba instauratasi tra noi psicologi formandi (che mostriamo di amarci tanto) sul modo "giusto" di porsi di fronte a un caso clinico.
Le dopo lunghi mesi di lezioni siamo giunti un pò tutti ad avere le nostre idee sulla psicologia, sull'analisi della domanda, su ciò che forse andremo a fare un giorno come professionisti preparati in un settore specifico.
Nonostante la base teorica e tecnica teoricamente dispensate a tutti nello stesso modo, pare non esserci un grande accordo tra noi non solo sulle sfumature, ma proprio sulle questioni fondamentali relative alla teoria e alla prassi psicologica.
A mio avviso tutto ciò è dovuto sostanzialmente alla scarsa precisione delle teorie psicologiche (almeno dell'analisi della domanda), scarsa precisione che il kekko ama definire "fumosità".
Tale fumosità è comunque forse imprescindibile in un ottica come quella dell'analisi della domanda che si prefigge di eliminare o comunque minimizzare il grado di manipolatività dell'intervento psicologico.
Comunque, in una situazione del genere, mi sembra di poter individuare 2 tipologie di atteggiamento riguardo sè stessi e il proprio modo di operare in ambito psicologico:
Il primo atteggiamento è dato dall'eccessiva sicurezza nel promuovere le proprie intuizioni a verità assolute, ponendo come argomentazioni "ho preso 30, ho fatto la tesi con la sesto, sono dottore, ho frequentato e capito tutto".
Argomentazioni, è inutile dirlo, utili per gonfiare la propria autostima, ma del tutto inappropriate se si vuole promuovere una lettura di un fenomeno, dato che con quel fenomeno c'enttrano poco e niente. Molto dovertenti sempre a tal proposito quelle situazioni in cui ci si ritrova a controbattersi utilizzando citazioni da frammenti dei testi su cui ci siamo formati: si finisce per dimostrare solo che la teoria di riferimento è purtroppo largamente interpretabile e comunque non scomponibile in piccole asserzioni isolate dal contesto poichè in tal caso finisce per diventare affidabile quanto l'oroscopo.
Il secondo atteggiamento è dato invece dall'eccessiva criticità nei confronti derlla teoria che porta a sconfermarla tutta in forza dei limiti detti prima sfociando così nello scetticismo.. Nobile cosa lo scetticismo, ma se non posto a freno sfocia in una specie di nichilismo della conoscenza che ci lascia con in mano un pugno di mosche dopo aver magari versato sangue sui libri per 10 anni.
C'è quindi da trovare un punto di equlibrio tra scetticismo e determinismo da autostima, punto di equilibrio che deve essere forzatamente basato su ciò che abbiamo a disposizione.
A tal proposito, prima di lanciarci in inferenze sulla lettura del resoconto di un caso clinico (seppur basate su tutta la perizia metodologica che volete), mi piacerebbe avere del materiale a disposizione per valutare "in toto" questa benedetta analisi della domanda, ad esempio un bel video con una terapia completa (ovviamente a puntate), o comunque informazioni su come un intervento si sviluppa e si conclude. C0sì, tanto per vedere se le nostre belle inferenze vengono confermate o no, e se il nostro scetticismo è fondato o meno.
I medici si divertono a fare scommesse sulle diagnosi guardando doctor house, perchè non mandano in onda anche doctor Carli, o doctor Sesto?