Casa Nemorense

Roma: servizi e attività. Guida ai servizi e alle imprese di Roma, mangiare, dormire divertirsi a roma

sabato, aprile 21, 2007

Non c'è niente di più pratico...di una buona teoria


Per chi ha lasciato che il Carli farcisse il suo cervello con le nozioni e i concetti tipici del
suo stile, la parola "tecnica" è una parolaccia, quasi una blasfemia. Infatti, nei discorsi, nelle lezioni e negli scritti del buon Renzo, troviamo co-occorrenze, statisticamente molto significative, di parole interessantissime associate alla "parolaccia": parole come "acritica", "fredda", "precostituita"...
ebbene, il nostro amato prof. aveva dei propositi in mente nel
proporci tali verbalizzazioni: voleva farci comprendere la differenza tra un intervento dato, pre-costituito appunto,
ed un modo di intervenire basato sulla condivisione e sulla costruzione.
Purtroppo, io credo che "the big boss" abbia commesso un errore grossolano: ci ha proposto un intervento formativo
precostituito, con un obiettivo già "dato" in mente, "dimenticando" di costruire e di convenire tale obiettivo
con noi, ma soprattutto trascurando di valutare i feedback che da noi (suoi clienti) provenivano.
Mancando di fare ciò, non aveva alcun modo di verificare se l'obiettivo venisse raggiunto o meno!
Risultati: obiettivo miseramente mancato e un numero spaventoso di studenti convinti che "tecnica" sia qualcosa da cui guardarsi bene, un eresia, guai a nominare la "tecnica"..."oh mio dio..una tecnica fredda da applicare al cliente, signore purificaci!!".
E di qui la stura ai termini sempre rigorosamente vaghi di cui straripano lezioni, laboratori, libri, appunti, resoconti...tutti uniti nella medesima fantasia che organizza il nostro modo di vivere il rapporto con l'intervento clinico :-)
Ma secondo i nostri bravi ometti-studenti-modello, l'analisi della domanda non è una tecnica?
Credo che l'errore si annidi nell'idea che ci siamo creati riguardo a cosa sia una tecnica.
Chiedo: esattamente, cosa vi viene in mente quando pensate alla parola "tecnica"?
Per tecnica troppo spesso si intende qualcosa da fare al cliente, senza che questi abbia alcuna possibilità di scelta, qualcosa che sappiamo già che faremo prima ancora che il cliente
entri nel nostro studio, qualcosa di già pronto, con obiettivi già stabiliti.
Ma cos è per voi una tecnica? Che esempi vi vengono in mente? Quali associazioni?
...cosa? non ci avete mai pensato?..ma no, non ci credo..non mi starete mica dicendo che avete solo applicato acriticamente il pensiero del Carli sensa "pensarlo"...? Non sarebbe da voi non notare
una simile ricorsività!
Lasciamo per un attimo queste divagazioni e concentriamoci momentaneamente sull'analisi
della domanda.
Secondo questo modello, lo psicologo di fronte al cliente che porta la sua domanda (e la agisce) può ascoltare le emozioni che l'agito del cliente gli evoca, usare queste emozioni come risorsa
integrandole con le categorie che la teoria gli fornisce, fare delle analogie tra quanto il cliente agisce nella relazione con lui e quanto racconta, può anche individuare dei nessi all'interno della
narrazione del cliente, può fare delle osservazioni e/o restituire al cliente eventuali ipotesi (da verificare poi col cliente, per carità), insomma può fare un tot di cose. Diciamolo meglio, assecondatemi, lasciatemi estremizzare ancora un pò:
lo psicologo sa già che farà tutte o parte di queste cose PRIMA ANCORA CHE IL CLIENTE ENTRI NEL SUO STUDIO!!
Oddio, ho bestemmiato..sto quasi dicendo che lo psicologo
alle prese con l'analisi della domanda usa una tecnica! beh, se riuscite a resistere senza che vi scoppi il cervello posso spingermi ancora oltre: il cliente, ovviamente, non vorrebbe che lo spicologo non colludesse (anzi), così lo spicologo, non colludendo, applica un metodo "al cliente" senza che il cliente ne sia consapevole o possa fare qualcosa in merito. E, facendo questo, cerca poi di individuare col cliente obiettivi che con questo possano essere condivisi, negoziati, costruiti. Gli obiettivi possibili sono diversi, lo sappiamo, e non possiamo sapere quali siano a-priori; ma badate bene, gli obiettivi possono essere tutti tranne quelli che il cliente
aveva in mente quando è venuto da noi. così, da psicologi ben formati, ci troviamo a proporre un intervento che persegue linee di sviluppo illustrateci dalla teoria ed obiettivi diversi da quelli
che il cliente ci chiede (per il bene del cliente, sia chiaro)
e cosi ci arroghiamo il diritto di sapere cosa è meglio per il nostro cliente...ma come si chiama questo??...ehmm...manipolazione? oh, no no, non può essere!!!
Mi rendo conto che non si era ancora osato esporre LA teoria della TECNICA in modo così esplicito, e
questo per qualcuno può essere uno shock. Vi invito però a pensarci un pò prima di rifiutare a-priori le mie proposte in maniera pre-costituita.
per quanto riguarda gli sviluppi dell'intervento la situazione si fa un pò più nebulosa, ma ho fede nel fatto che, prima o poi, riusciremo a comprendere i criteri che organizzano tanto l'individuazione di possibili linee di sviluppo
quanto la possibilità di individuare risorse ed integrarle.
Certo che, se ci chiediamo COME queste linee di sviluppo possano essere perseguite rischiamo di precipitare vorticosamente
nel dubbio cosmico...comunque sia, si accettano idee e spunti (a meno che l'idea non sia proposta in termini eccessivamente vaghi, cioè non si accettano idee del tipo "bisogna creare uno spazio per un pensiero su ecc ecc", ovvero qui ci chiediamo
COME, non COSA...ahh, dimenticavo, evitiamo di mettere parole come ALTRO o TERZA dopo il sostantivo cui si riferiscono, tipo pensiero altro, cosa terza ecc.)



Ps: parte il grande concorso "indovina chi": il concorso si organizza intorno alla domanda: chi sono gli interlocutori cui sono rivolte le domande dirette all'interno del post? chi cita almeno 7
nomi (e relativi cognomi o soprannomi identificativi) esatti vince una cena in casa nemorense con me, Irtimid, Nello, Kimba e, a grande richiesta, Peppe Spoto.

La Realtà Inventata



che dire... Chapeau!