Casa Nemorense

Roma: servizi e attività. Guida ai servizi e alle imprese di Roma, mangiare, dormire divertirsi a roma

giovedì, febbraio 15, 2007

Buon San Faustino!


Oggi è la festa dei singles.
Molti scapoli sono scesi in piazza in ciabatte e boxer per manifestare il loro orgoglio da celibato e protestando vigorosamente per la disparità di trattamento.
Perché san Valentino è così celebrata, mentre nessuno pensa alla festa dei poveri scapoloni?
Perché chi non ha un partner non può partecipare alle tante manifestazioni messe in piedi durante il giorno precedente?
Per ovviare a questa disparità di trattamento le catene di ristorazione, felici di venire incontro ai clienti, hanno organizzato un menu speciale per i gli scapoli che vorranno festeggiare la loro festa a cena.
Sono stati creati menu per tutti i gusti e per i generi.
Il costo di entrambi i menu, sempre per non mostrare discrepanze fra lo stile di vita in coppia o da soli, sarà di 50 euro a cranio.
Il menu maschile prevede:
-Insalatona mista con tonno e fagioli e, se richiesta, cipolla in dosi che possono variare a seconda della fragranza dell’alito che avrà il cliente dopo il pasto. Si va da una dose minima a quella extra-strong, tre chili e mezzo di cipolla di Tropea. Una simile dose di cipolla ha dimostrato essere letale per un uomo adulto fino al peso di 75 chili. Seguirà un piatto di wurstel appena scongelati da intingere direttamente nella senape senza l’uso delle posate.
Il tutto accompagnato da un Tavernello bevuto direttamente dal cartone.
I clienti sono gentilmente pregati di indossare boxer e canottiera. Il rutto non è libero….E’ OBBLIGATORIO!
Per le ragazze è stato previsto un menu diverso:
-Barattolo di nutella di Kg 3 da degustare a ditate (solo per le vere coraggiose) su un divano unico di trenta posti davanti a un maxi-schermo che proietta “Uomini e Donne.” Il tutto accompagnato da una bomboletta di panna montata da spruzzare direttamente nella bocca.
Sono previste anche manifestazioni per la giornata. La serata prevede un concerto dei “gem boy” (i cui incassi verranno devoluti all’industria del porno), una mega-sessione a D&d dalle due del pomeriggio a mezzanotte, gare agonistiche di rutti e peti con l’ascella per i maschi. Le femmine potranno usufruire di un servizio 24 ore su 24 di cure ringiovanenti, rassodanti e tonificanti, verrà dato loro in dotazione un binocolo a infrarossi per poter vedere i vestiti delle altre ragazze e criticarli con le amiche, anche se la ragazza oggetto di pettegolezzo sarà troppo lontana per essere osservata a occhio nudo.
Questo e altro per la gloriosa festa dei singles!

martedì, febbraio 13, 2007

Demoliamo le torri d'avorio!


Volevo continuare questo discorso solo in caso avessi ottenuto un voto decente all’esame di “Analisi della domanda.”. Ma sono troppo impaziente per aspettare e, in fin dai conti, penso che come giustamente ha detto qualcuno, non basta avere buoni voti per poter dire di essere un buono psicologo. Siamo tutti un po’ presi da questa storia del drogato e il mio intervento, tanto per cambiare, ha scatenato il putiferio (e ne sono fiero).
Tralasciando l’analisi neoemozionale, avevo detto che lo psicologo doveva dire al drogato di smettere prima di drogarsi e poi di tornare da lui, in modo da far cessare l’agito del drogarsi, troppo violento da potergli permettere di creare un pensiero sul suo disagio. Pensando che in questo modo lo psicologo avrebbe perso quasi sicuramente il paziente, ho ritenuto necessario precisare che lo psicologo doveva dire che c’era un solo elemento che non riguardava direttamente l’agito del paziente di drogarsi (la reazione dei genitori in caso di una sua incarcerazione), dimostrando così che, qualcosa era riuscito a ricavare un elemento utile, sul quale avrebbero lavorato insieme quando il paziente sarebbe tornato da lui. Io stesso ritengo che questo fosse troppo poco, ma erano le uniche cose che potevano essere fatte, secondo me: precisare l’impossibilità temporanea di creare un pensiero costruttivo sul disagio del paziente e cercare di conquistare la sua fiducia per farlo tornare nello studio.
Mi sono state mosse, essenzialmente due accuse: la prima è di aver colluso con il paziente, la seconda di aver agito un modello psicoterapeutico dimenticando il mio ruolo di psicologo clinico.

Collusione.
La parolina magica del corso. Siccome ho colluso, merito di essere processato dal Braccio Secolare dell’associazione degli psicologi e condannato al rogo o, in alternativa, a ricominciare con obbligo di frequenza le lezioni di Giovanni Pietro Lombardo.
Vorrei precisare che lo slogan “non colludere” è un’immonda e imprecisa riduzione.
Lo stesso Carli, in “Analisi della domanda”, dice che non basta “non colludere”.
“Costruzione della committenza, non vuol dire soltanto non colludere […] Significa far assumere, a chi propone la domanda, una committenza sul pensiero, piuttosto di una prescrizione ad agire fantasie collusive” (pag. 26)
Oppure: “la collusione […]serve, sia pur nella sua più primitiva manifestazione, a ridurre la polisemia. Senza questa riduzione […] precipiterebbe in uno stato di non esistenza.” (pag. 37)
O ancora “Analizzare la domanda […] trovare, assieme, una riorganizzazione della relazione collusiva che tenga conto del cambiamento contestuale.” (pag. 49)
Io ho colluso, è vero, ma ci sono modi e modi per colludere. Non ho colluso alla lettera alla domanda del cliente. E il fatto di non aver colluso direttamente, ha messo a rischio la committenza e ho cercato di fare in modo, nei limiti che pensavo di avere, di farlo tornare nello studio.
Nessuno non collude. Lo sapete chi non collude o, perlomeno, crede di non farlo?
Lo psicoanalista vecchio stile, il tipo di psicoterapeuta che mi hanno accusato di voler essere, quello che uno viene da lui e, qualunque cosa dica di avere, gli dice di sdraiarsi sul lettino per farsi psicanalizzare.

E ora passiamo alla seconda accusa. Il fatto che io che io abbia agito un’analisi di tipo psicoterapeutico.
E’ vero, l’ho agita, perché il caso proponeva una richiesta di psicoterapia, fatta in una contesto che proponeva un setting di una seduta psicoterapeutica.
Forse ho sbagliato, ma partendo da un presupposto (forse) sbagliato, sono rimasto coerente con l’impostazione di questo corso di laurea: l’impostazione che dà importanza al contesto.
Questo è il vero caposaldo che regge questo corso di laurea.
La cosa più importante non è “non colludere”. L’importante è considerare il contesto all’interno del quale noi psicologi clinici dobbiamo costruirci la committenza.
Io ho considerato il contesto, mi sono regolato in base a esso non ho risposto letteralmente alla proposta collusiva del cliente, una domanda improponibile e acontestuale, proponendo una relazione diversa, che secondo me, era contestuale.
Ricordiamo il contesto socio-culturale in cui ci troviamo.
In questo contesto, lo psicologo è visto come un cretino, perché ci sono tanti psicologi o finti psicologi che screditano la psicologia; perché molti non sono disposti a pensare alle proprie emozioni, vogliono la pillolina dal rimedio facile o il consiglio da amica del cuore; perché ce una massa indefinita e inquantificabile di tredicenni ritardate che divorano riviste di oroscopi, pseudo-test di personalità, puntate di telenovela o reality show. L’unica concezione che i più hanno dello psicologo è quella che lo vede come psicoanalista freudiano, posta nel contesto scocio-culturale italiano, parliamo quindi di una pretenziosa repubblica delle banane che sta rischiando un ritorno al feudalismo, di un paese troppo schifosamente cattolico per poter accettare le teorie propugnate da un austriaco ateo, materialista, porco, morfinomane, tabagista, cocainomane e nevrotico come Freud (e tutti sappiamo che dire che Freud è uno psicologo è un’altra obbrobriosa e imprecisissima riduzione).
Non colludere, non rispondere alle domande che ci vengono poste è puro autolesionismo.
Non dico colludere alla lettera, non dico accettare dritto per dritto la proposta collusiva che il cliente ci propone al primo colloquio. Dico che però non possiamo proporre in blocco la nostra competenza senza accettare di raggiungere un compromesso, come se chiunque fosse disposto a venire in terapia per pensare alle proprie emozioni, perchè non è così.
Dimenticare il contesto, al livello sociale e a livello della relazione terapeutica, è il vero delitto in questo corso. Esiste una via di mezzo fra il rinchiudersi in una torre d’avorio e la prostituzione intellettuale. Non dobbiamo dimenticare che siamo psicologi clinici e che ci dobbiamo ancorare a una precisa teoria d’intervento, ma dobbiamo ricordarci anche che viviamo in un mondo dove, purtroppo, conta molto la forma e se rimaniamo fissati su questo purismo intellettuale, rifiutando di accettare che sono pochi quelli che hanno idea di cosa facciamo, non andremo da nessuna parte.

lunedì, febbraio 12, 2007

Esame di Informatica: Dispense Online


L'anno scorso un mio amico ha effettuato l'aggiornamento da Fidanzata 6.0 a Moglie 1.0, ed ha scoperto che quest'ultima ha una tale occupazione di memoria da lasciare pochissime risorse di sistema per altre applicazioni.
Egli ha anche notato che Moglie 1.0 ha la tendenza a generare processi-figli, che consumano ulteriori preziose risorse.
Vi è inoltre un altro fenomeno negativo, non indicato sulla documentazione del prodotto, la cui probabile presenza era stata avvisata da altri utenti.
Non solo infatti, Moglie 1.0 si installa in modo tale da essere lanciata per prima all'inizializzazione, e controllare cosi tutte le attività del sistema; ma inoltre, come lui ha avuto modo i scoprire, alcune applicazioni, come PokerNotturno 10.3, Ubriacatura 2.5 e NotteAlPub 7.0 non riescono più a partire, mandando in stallo il sistema appena lanciate, anche se esse funzionavano perfettamente prima dell'installazione di Moglie 1.0.
L'applicazione Calcetto 2.2 inoltre funziona a tratti.
All'installazione, Moglie 1.0 installa anche alcuni "Plug-in" indesiderati come Suocera 55.8 e Cognato in versione beta. Di conseguenza, le prestazioni del sistema decadono inesorabilmente con il passare del tempo.
Ecco alcune caratteristiche che sarebbero gradite nella versione 2.0 di Moglie:
*un pulsante "Minimizza" o "Disabilita Temporaneamente";
*un pulsante "Dacci un taglio" o "Vatti a fare un giro";
*un programma di disinstallazione che, senza perdite di tempo e di risorse, permetta di rimuovere Moglie 1.0 senza conseguenze future sulle funzionalita' del sistema;
*un'opzione che consenta per far funzionare il gestore di rete in modo promiscuo, che consentirebbe di fare un uso maggiore della funzionalità di prove hardware.
Personalmente, per evitare i problemi causati da Moglie 1.0, ho deciso di installare piuttosto Ragazza 2.0. Anche cosi', comunque ho avuto parecchi problemi. Apparentemente e' impossibile installare Ragazza 2.0 direttamente su Ragazza 1.0; occorre prima disinstallare Ragazza 1.0.
Altri utenti mi hanno detto che si tratta di un bug di vecchia data.
Da prove effettuate mi sembra che le due versioni di Ragazza entrino in conflitto nella gestione delle porte I/O. E' strano che non abbiano ancora corretto un errore così evidente. Cosa ancora peggiore, il programma di disinstallazione di Ragazza 1.0 non funziona bene, lasciando alcune "fastidiose tracce" nell'applicazione del sistema.
Ma il fatto più fastidioso è che tutte le versioni di Ragazza aprono continuamente una finestra di dialogo che decanta i vantaggi del fare l'aggiornamento a Moglie 1.0.

AVVISO DI BUG
Moglie 1.0 ha un bug non documentato. Se si prova ad installare Amante 1.1 prima di disinstallare Moglie 1.0, Moglie 1.0 cancella, senza possibilità di recupero i file Soldi.dll e Casa.dll prima di effettuare l'autodisinstallazione.
Quindi Amante 1.1 si rifiuterà d'installarsi, segnalando la mancanza di risorse di sistema.