Casa Nemorense

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domenica, aprile 29, 2007

Ridateci le categorie diagnostiche!

Di corsi di laurea in psicologia ce ne sono tanti.
Tutti noi ci siamo resi conto, in un modo o nell’altro, che ci sono tanti modi di intendere la psicologia, che esistono diversi modelli e diverse prospettive.
A noi è toccato il modello carliano. Quasi tutti i prof del corso, fanno riferimento e omaggio a lui e le loro lezioni, in maniera più o meno sfacciata, attingono dalla fonte del suo sapere. Qualcuno lo ripete pedissequamente, altri hanno un pensiero più autonomo e pieno di contributi personali, ma hanno sempre qualche punto in comune col ruspante pelatone. Quasi tutti. Il corso ospita, più che altro tollera, alcuni elementi devianti, alcuni professori che portano un'altra prospettiva della psicologia, con altre teorie e con altre tecniche. Chiari esempi di questi “ospiti” sono i corsi di “metodologia della ricerca”, “tecniche dei test”, il laboratorio “ricerca-intervento2” e altri.
Penso che Carli li abbia messi più che altro per dimostrare che in questo corso non si parla solo del suo modello, con lo scopo di offrirci una visione della psicologia il più completa possibile.
Per me, questo obiettivo, è stato miseramente mancato. Questi corsi sono una sorta di “riserve indiane” dei modelli non-carliani, troppo brevi e spesso, troppo mal gestiti perché possano essere realmente utili alla nostra formazione. Oltretutto, questi corsi non carliani, cadono preda di molti degli studenti che, irrimediabilmente indottrinati da Carli, credono veramente che l’unico modo di fare la psicologia sia con l’analisi della domanda e attaccano chiunque non dica “andare nelle peste” o non mangi taleggio con vino francese.
Forse questi corsi sono solo una facciata, un modo che ha il Carli di dire che ha provato a darci una visione più completa e sfaccettata della psicologia, anche se non gliene frega niente, o forse no. In ogni caso, una cosa manca in questi corsi: le categorie diagnostiche.
Il leggendario DSM IV, tanto brutto e tanto cattivo, non lo studieremo mai, continueremo fino alla laurea a sparlarne a lezione, ma non potremmo mai sapere com’è fatto. Per chi ha visto con fiducia l’esame al terzo anno di “Epidemiologia psichiatrica”, non si entusiasmi. Pare che l’esame consista in sulla comprensione del mandato sociale della psichiatria, su come sia cambiata l'impostazione psichiatrica e su come si possa lavorare in congiunzione psicologi clinici. Salta all'occhio un'inquietante somiglianza con il tormentone carlistico.
Quindi niente categorie diagnostiche, gente, mettiamoci in testa che questo è un corso ferocemente anti-psichiatrico e anti-criminologico. Lombardo ci ha fatto studiare la frenologia, ma le categorie diagnostiche no, per carità, sono superate!
No comment.
Però qualcosa non quadra. Siamo davvero sicuri che in questo corso le categorie diagnostiche siano realmente bandite? Non è che in questo corso ci hanno propinato qualcosa che potrebbe sostituirle se usate in un certo modo?
Ricordandomi di qualcosa di simile, ho sfogliato velocemente “Analisi della Domanda”. Dopo due minuti ho trovato quello che mi serviva. A fine pag 206, inizio 207, Carli parla di delirio di chi “agisce le proprie fantasie entro la relazione e aderisce totalmente all’agito emozionale”.
Delirio!
Una categoria diagnostica al 100%!
Ma allora le categorie diagnostiche ci sono! Solo che sono quelle sue: i nostri compagni di viaggio della pretesa, del diffidare, del provocare, dell’obbligare ecc.
Sono categorie diagnostiche a tutti gli effetti. E a questo punto non posso fare altro che sentirmi un po’ incazzato. Certo, la psicologia non è psichiatria, non possiamo perpetuare la mimesi col modello medico, però, a conti fatti, il fatto che noi, studenti di psicologia non abbiamo studiato la definizione di “schizofrenia”, ad esempio mi sembra pesante! Anche se è molto meschino, lo so, una categoria diagnostica convenzionale ti da anche un tono più figo quando la tiri fuori.
Vuoi mettere “è un paranoico” con “agisce la neoemozione del diffidare”?!
Diffidare! Sembra il parere di uno che ha appena letto una rivista dal parrucchiere invece di uno che studia psicologia!
A parte l’ultima divagazione vorrei aprire un dibattito essenzialmente su due punti.
1) Le neoemozioni, sono così diverse dalle categorie diagnostiche che Carli odia tanto, a tal punto da escluderle dal nostro percorso di studi?
2) Nonostante l’attacco congiunto degli invasati che fanno le conferenze sulla salute mentale e di Carli, queste fottutissime categorie diagnostiche, sono davvero inutili?
3) Che categoria diagnostica mi dareste dopo che ho messo questa foto? :D