Casa Nemorense

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mercoledì, dicembre 06, 2006

Perchè la gallina ha attraversato la strada?

Come ormai sanno tutti gli studenti del corso, la stessa situazione può cambiare a seconda del contesto in cui si trova. La seguente frase verrà ora analizzata dai professori del corso di laurea “Intervento clinico”.
Perché la gallina ha attraversato la strada?

-Anna Oliverio Ferraris: "Importanti studi etologici hanno dimostrato che la gallina, dopo aver imparato a razzolare per la fattoria, in genere dopo i 2-3 mesi di vita, se ha avuto un buon attaccamento, è pronta per attraversare la strada."
-Luigi Leone: "Uno studio statunitense ha dimostrato, studiando un campione di duecentocinquanta polli d’allevamento, che il settantacinque percento della popolazione mondiale dei polli attraversa la strada tranquillamente, mentre il restante venticinque percento è destinato a finire, durante l'attraversamento, sotte le ruote di un Suv, il mio. L’ipotesi è stata verificata impostando
Alfa = .01."
-Guido Cimino: "Lo sapevate che in tedesco gallina si dice henne? Non serve a niente , ma ho fatto il figo dimostrando di sapere una lingua straniera!"
-Maria G. Leggio: "Ah, oggi devo spiegare a voi di “Intervento clinico”? Avete presente quando andate dal McDonald e prendete un McChiken? Ecco, il maschietto del McChiken si chiama gallo, mentre la femminuccia si chiama gallina. La strada è quella cosa di solito piatta che percorrete per arrivare in facoltà…"
-Massimo Grasso1: "Secondo il modello eziopatogenetico di derivazione medica importato da molti psicoterapeuti, la gallina sta attraversando la strada perché le girava male. Secondo un modello relazionale, invece, la gallina ha appena litigato col gallo perché le ha fatto una scenata di gelosia dopo che lei aveva salutato il tacchino."
-Massimo Grasso2: "Voglio che un giorno tutte le galline possano attraversare la strada e che tutti i voyeurs diventati terapeuti grazie a me le possano guardare."
-Caterina Lombardo: "Abbiamo voluto fare un esperimento fra i soggetti. Il gruppo di controllo è stato lasciato davanti alla strada da attraversare senza nessun incentivo che lo spingesse ad attraversarla. Il gruppo sperimentale è stato riempito di benzotrezebina fina alla perdita della conoscenza. Il gruppo di controllo ha attraversato la strada senza problemi, mentre quello di controllo non ha fatto niente perché completamente privo di conoscenza. Cosa abbiamo dimostrato? Un cazzo, però abbiamo comprato tutte le galline del gruppo di controllo. Stasera grigliata per tutti!"
-Renzo Carli1: "Noi psicologi dobbiamo fare in modo che tutte le galline attraversino la strada quando cazzo vogliono!"
-Renzo Carli2: "La gallina ha attraversato la strada per andare a cenare col cavallo e il maialino."
-Renzo Carli3: "Kathoff!"
-Rosa Maria Paniccia: "Perché glielo ha detto il gallo! Dovrebbe essere la gallina a dare gli ordini. Come con me e con Renzo Carli!"
-Giovanni Pietro Lombardo: "Buongiorno, sono il professor Giovanni Pietro Lombardo e sono professore ordinario in questa facoltà. Vorrei parlare con voi dell’evoluzione della figura del pollo dall’antichità fino ai giorni nostri. Fra l’altro fra una settimana ho un importantissimo convegno a Urbino sulla freniatria avicola al quale vorrei che voi partecipaste. Venite numerosi…"
-Gianni Montesarchio: "Avete visto un pollo per strada? Ma chi cazzo vi dice che tutte le galline si mettono ad attraversare la strada?!"
-M. Gabriella Di Iullo: "La gallina sta attraversando la strada perché deve andare a un incontro con un gruppo di auto-aiuto galline alcoliste anonime."
-Cristina Zucchermaglio: "Come diceva Wittgenstein “se un leone potesse parlare noi lo capiremmo”, però un leone non ci può parlare, tanto meno una gallina! Quindi, se giro con la mia smart e una di quelle mi sbarra la strada, io la metto sotto. Tanto mica mi può denunciare!"
-Vincenzo Padiglione: "Dopo cinque ore di osservazione partecipante ho capito che le galline sono troppo stupide per poter avere un insieme di riti e tradizioni. Meglio tornare ai cacciatori di cinghiale sardi!"
-Francesca Ortu: "La gallina aveva una precisa motivazione per attraversare la strada. Le cause risalgono a un conflitto edipico di natura sessuale della sua infanzia."
-Laura Carla Galante1: "Allora, ora facciamo una bella scultura. Non vedete l’ora, vero?"
-Laura Carla Galante2: "La gallina sta attraversando la strada perché vuole chiedermi un intervento psicologico. Accetterò che venga da me solo se non fuma, non beve, non è lesbica, vive vicino, è disposta a pagarmi ogni seduta, non è psicotica grave, non ha tendenze suicide, non si droga, è disposta a prendere psicofarmaci e proviene da una famiglia di estrazione medio-alta. Questione di setting."
-Giovanna Granturco: "Come direbbe Santo Ferrarotti, la gallina sta compiendo un viaggio, il quale è un’esperienza intrinsecamente sociale. Durante quest’esperienza nessuno saprà mai a cosa pensa questa gallina, ma sappiamo bene tutti che dopo sarà profondamente cambiata."
-Francesca Ercolani: "Cosa possiamo dire del viaggio di questa gallina. Studiamo il suo tragitto in metri percorsi o in tempo impiegato per percorrerli? Voi direte: chi sene frega! Però questo è il mio lavoro…"

Perché Carli ha attraversato la strada?
1)Per ammazzare la gallina e cucinarla accompagnata con un vino istriano così buono che gli fa credere che Dio gli voglia bene. Sicuramente, in questo caso, Dio non voleva troppo bene alla gallina.
2)Perché sta cercando la “terza cosa”.
3)Sta andando a prendere il taleggio e un vino francese.
4)Sta scappando da irtimiD che gli vuole fare un discorso a proposito della lezione.
5)Perché sta andando in un'altra fattoria per crearsi la committenza.
6)Perché Rosa Maria Paniccia ce l’ha spinto a calci in culo.

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domenica, dicembre 03, 2006

Nel nome dell'odio

L’odio.
Una semplice parola che contiene però un concetto complesso. E snobbato pressoché da tutti.
L’odio è considerato come una brutta cosa, come dice la tredicenne cerebrolesa che scrive sul suo caro diario “odio: cioè, che brutta parola!”. Lo dice anche l’affermato professore universitario, che lo riduce a una categoria dicotomica di nemico, contrapposta a quella di amico, intendendo che l’odio è il modo più primitivo che ha l’uomo di rapportarsi col mondo. Anche l’affermato professore universitario, di cui non vorrei dire qui il nome (vi do un indizio: è pelato, è padano e si è vantato di aver invitato a cena Napoleone Buonaparte), considera l’odio come un sentimento negativo o, quantomeno, poco evoluto.
Penso che l’odio sia senz’altro un sentimento atavico, ma è tutt’altro che semplice, non si può definirlo semplicemente come un animalesco modo in cui l’uomo categorizza il mondo che lo circonda.
Innanzitutto, l’odio, non è altro che l’altra faccia dell’amore.
Pensate a quei ragazzini alle elementari, lui maschietto, lei femminuccia, che non fanno altro che prendersi a botte e farsi dispetti durante tutto il tempo. La spiegazione, in questi casi, è quasi sempre la stessa: si piacciono. Un classico. In questo caso, quando i due non sono ancora abbastanza maturi da poter ammettere con sé stessi che provano qualcosa per l’altro, si comportano ostentando in tutti i modi che lo odiano a morte, anche se in realtà provano altro.
Io alle elementari stavo sempre a litigare con una ragazzina. Finite le elementari ci siamo persi di vista, ci siamo incontrati di nuovo al liceo e, udite udite, mi ha anche confessato che alle elementari aveva una cottarella per me.
Ma non mi voglio fermare qui.
L’odio è un sentimento complesso e affascinante e, spesso, anche utile.
Pensate a irtimiD. Quest’uomo è chiaramente un pesce fuor d’acqua qui a psicologia e non fa altro che ripeterci in continuazione che la sua sovrumana e critica intelligenza è sprecata qui a psicologia e minaccia in continuazione di piantarci in asso e di andarsene a economia, a lettere e filosofia o in un altro dei tanti posti dove potrà studiare la disciplina per la quale prova interesse, perlomeno negli ultimi tempi.
La domanda che amici, nemici, conoscenti o lettori di questo post si pongono è la stessa:
PERCHE’ CAZZO NON TE NE SEI ANCORA ANDATO DA QUESTA FACOLTA’?
Due semplici motivi, che rispecchiano lo schema amico-nemico del prof che ho menzionato prima.
Il primo motivo per cui sta ancora qui sono le ragazze.
L’altro motivo è appunto l’odio per il professore già citato. Guarda caso, le uniche lezioni per le quali irtimiD si è degnato di dedicare un po’ di tempo, sono proprio quelle di questo professore e nessuno sa con certezza la quantità di tempo che il nostro amico ha dedicato al professore, spedendogli resoconti senza committenza, e-mail di interventi, e-mail di insulti, virus, minacce di morte, pacchi bomba, teste di cavallo, assassini a noleggio, torte erotiche a forma di culo per il coming-out, lamette per la pelata e spogliarellisti omosessuali. Fatto sta che irtimiD ha dedicato a quest’uomo più tempo di quanto abbia dedicato per lo studio di tutti gli altri esami che ha dato fin’ora.
Odiare, significa dare importanza all’oggetto che si odia, significa legittimarlo, dire che ha delle qualità per le quali vale la pena odiarlo.
Nel caso di irtimiD, il professore ha qualcosa che ritiene che giustifichi l’odio di lui, magari l’esperienza, l’intelligenza o forse il professore ha le stesse qualità di irtimiD (o magari irtimiD ritiene di essere addirittura migliore di lui), ma ha una laurea che gli permette di avere più soldi e più potere di lui.
L’odio è a volte l’unico sentimento col quale le persone riescono a tirare avanti, nel bene o nel male. Pensate a Dante.
Un toscanaccio fiorentino di prim’ordine cacciato dalla propria città.
Questo tizio, incazzato nero come una iena, decide di convogliare tutta la sua profonda incazzatura contro il mondo dei suoi tempi in un grande poema come la “Divina Commedia”. Certo, ci avrà rotto le palle al liceo con questa storia, ma resta comunque una grande opera. Se non avesse deciso di sfruttare in questo modo il suo odio l’avrebbe rivolto contro sé stesso, sarebbe crepato di ulcera, si sarebbe dato al bere fino alla cirrosi o chissà, magari avrebbe rivolto l’odio contro qualcun’altro, forse ora non sarebbe più famoso com’è perché a trentacinque anni, invece di comporre la sua grande opera, è stato impiccato per essersi dato al brigantaggio o cose simili.
Idem per Beppe Grillo: invece di restare in casa ad abboffarsi di salatini con condimento di bile, ha deciso di andare in giro per l’Italia riversando la sua incazzatura, facendo ridere la gente e facendole capire il mondo in cui vive.
Non cerco di convincere la gente che è giusto il mio modo di pensare, non voglio che dopo aver letto questo post diventiate degli arrabbiati col mondo e vi comportiate di conseguenza. Primo, perché non ritengo di essere una persona sufficientemente carismatica da lanciare un nuovo stile di vita. Secondo, perché io stesso, quando avrò smesso di scrivere questa roba, riacquisterò le mie sembianze di studentello occhialuto, timido e fondamentalmente calmo e, chi mi conosce bene, sa che in un contesto diverso da questo, tipo a lezione, non mi mostro così incazzoso.
Il mio scopo è quello di far capire che secondo me, la gente dovrebbe smettere di rincorrere l’ideale di un mondo roseo fatto di persone gentili, buoni propositi, soavi sentimenti e caprette belanti.
Certo, ci sono anche contesti come quello che ho appena descritto, ma non ci sono solo quelli. Non ci sono solo i principi azzurri, ci sono anche i bastardi; non c’è solo l’amore, c’è anche l’odio.
Come dice Paolo Rossi “Che tu stia in piedi o seduto, prima o poi, uno stronzo lo incontri.”
E questo stronzo ci costringerà inevitabilmente ad affrontare l’odio, perchè lui proverà odio per noi oppure lui ci costringerà a odiarlo o perché quest’odio sarà reciproco.E se noi avremo imparato a convivere con l’odio, ad accettarlo e a utilizzarlo, l’inevitabile incontro con lo stronzo\a del momento, sarà un momento al quale saremo preparati e che riusciremo sfruttare in modo che risulti addirittura utile.