Casa Nemorense

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sabato, dicembre 02, 2006

Lhasapevate del tibet...?



Ho sempre pensato al Tibet come un posto da vedere assolutamente prima di stirare le zampe.

Un tempio enorme fatto di monti e valli che la natura ha creato per elevare l'uomo oltre la sua mediocrità.

Non è un caso che il popolo che nell'immaginario collettivo, e forse anche nei fatti, rappresenta gli ideali di semplicità, pacifismo e spiritualità abbia visto scorrere la sua storia proprio in quei luoghi.

Purtroppo, come è tristemente noto anche grazie a film come "7 anni in tibet", l'invasione cinese ha rotto l'incanto che il tibet rappresentava.

Il tibet è ad oggi una base miltare cinese (un pò come l'italia per la nato) e uno show da baraccone. A Lhasa, la città santa, proliferano night club e locali in cui si suona musica hard rock. Non credo che una cosa del genere sia commentabile.

Non sto cercando di diventare ciò che il leone è stato per mesi, fino al ripudio oshico, al tibet ci ho sempre tenuto, e stanotte l'ho inserito per caso in google...

Quello che ho trovato, in breve, è ciò che segue: volevo rendervene partecipi. Ora commentate pure che il post non è poi così divertente, o che sono un coglione, o che me la faccio col dalai lama... Cazzate! Lo sanno tutti che il dalai lama non è gay! (sigh)

FATTI E CIFRE DELLA SITUAZIONE IN TIBET

Un milione e duecentomila tibetani (un quinto della popolazione) sono morti come risultato dell'occupazione cinese.

Migliaia di prigionieri religiosi e politici vengono detenuti in prigioni e in campi di lavoro forzato, dove la tortura è pratica comune.
Le donne tibetane sono soggette a sterilizzazione forzata e a procurati aborti.

Il Tibet, un tempo pacifico stato cuscinetto tra l'India e la Cina, è stato trasformato in una vasta base militare, che ospita non meno di 500.000 soldati cinesi, e un quarto della forza missilistica nucleare cinese, valutata complessivamente in 550 testate nucleari.

Piu di seimila monasteri, templi ed edifici storici sono stati razziati e rasi al suolo, e le loro antiche e insostituibili opere d'arte e i tesori della letteratura sono stati distrutti o venduti dai cinesi, durante le 'riforme democratiche' prima del 1966, e il rimanente durante la Rivoluzione Culturale, secondo le autorità cinesi.

La Cina in Tibet proibisce I'insegnamento e lo studio del Buddhismo. L'odierna apparenza di libertà religiosa è stata inaugurata unicamente per fini di propaganda e per il turismo.
I monaci e le monache continuano a essere espulsi dai monasteri.

Le risorse naturali del Tibet e la sua fragile ecologia stanno per essere irremediabilmente distrutte, come risultato dell'invasione cinese. Gli animali selvatici sono stati praticamente sterminati, le foreste abbattute e il terreno e stato impoverito ed eroso.

Sin dall'invasione il Tibet storico è stato diviso dalla Cina Comunista. Le province tibetane dell'Amdo, e gran parte del Kham, sono state incorporate nelle province cinesi di Qinghai, Gansu, Sichuan e Yunnan.

Nel 1960 la Commissione di Giustizia Internazionale ha rilevato in Tibet sia atti di genocidio sia l'aperta violazione di sedici articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo.

L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato tre Risoluzioni di Condanna alla Cina, per 'violazioni dei fondamentali diritti umani del popolo tibetano' e ha invitato la Cina a rispettare i diritti del popolo tibetano, incluso il proprio diritto alla auto-determinazione.

La xesima sessione della Sotto-Commissione delle Nazioni Unite ha adottato la Risoluzione 1991/L, 19, denominata 'La situazione in Tibet', il 25 agosto 1991, a Ginevra, dopo aver ricevuto ripetuti resoconti delle grossolane violazioni dei diritti umani in Tibet. La Sotto-Commissione ha dichiarato la sua "preoccupazione per le continue violazioni dei fondamentali diritti umani e libertà che mettono in pericolo la particolare identità culturale, religiosa e nazionale del popolo tibetano". Le autorità cinesi in Tibet praticano la discriminazione e la segregazione ufficialmente e apertamente.

Le cure mediche non sono accessibili a tutti e le strutture migliori sono riservate agli individui di nazionaliti cinese.

In Tibet, l'istruzione per i bambini cinesi è nettamente superiore a quella disponibile per i tibetani. Il 70% dei posti nelle strutture educative superiori è riservato ai Cinesi.

Il Tibet è controllato strettamente dal partito e dall'esercito Comunista Cinese. Pechino nomina tutti i funzionari superiori del governo e del partito, la maggior parte dei quali non parla tibetano.

I tibetani, nonostante il rischio di torture, di imprigionamento e di esecuzioni capitali, non hanno mai accettato l'occupazione cinese del loro paese. Dal settembre 1987, in tutto il Tibet si sono verificate piu di 100 dimostrazioni contro il dominio cinese, che hanno avuto come risultato piu di 450 morti e la carcerazione di migliaia di tibetani, eseguita senza un regolare processo.

venerdì, dicembre 01, 2006

Er Papa Turkomanno



Pare che er colonna non sia l'unico soggetto al mondo in preda a repentini cambi di opinione in materia misticospiritualreligiosa: ci si mette anche il papa, al secolo Benedetto "achtung achtung" Ratzinger.
Difatti, prima del cambio di ruolo nelle gerarchie cattoliche, il cardinale ratzinger si batteva fortemente per l'esclusione della turchia dall'unione europea in quanto stato teocratico (evidentemente rosicava).
Ieri invece, il buon achtung achtung ha visitato la famosa moschea blu, le sue dichiarazioni in merito sono state: "'A Bellibus! noibus abemus basilicae San Pioetrorum & co., voibus ce lo sugatibus co sta merdibus de na baraccorum, pienae de moskae, pergiuntibus"

Alla domanda se il Papa avesse pregato all'interno della moschea, il portavoce del Vaticano, Padre Federico Lombardi, ha detto: "Il Papa si è soffermato in meditazione e certamente ha rivolto i suoi pensieri a Dio". Si, ma a quale???

In un articolo di ieri de il giornale (versione online) baget bozzo non fa più neanche la fatica di mascherare le valenze politiche delle azioni del papa: E' li perchè altrimenti va contro la liena diplomatica europea, un gesto in linea col suo pensiero in questo momento lo incastrerebbe in un brutto stallo diplomatico.
Bozzo, ovviamente, segue omaggiando ratzinger di grande umiltà e lungimiranza nel cambiare idea, ma il danno lo fa nelle prime 2 colonne....

Ecco, vorrei con questo post ringraziare baget bozzo: è grazie a giornalisti come lui, che si fanno scappare piccoli trafiletti di verità tra una riga e l'altra, che possiamo ottenere quel minimo di informazione che può renderci liberi.

Grazie, dunque, baget bozzo. Che la forza sia con te.

mercoledì, novembre 29, 2006

La domanda....


Gentile prof. Carli,
mi riservo nelle righe successive di chiarire alcuni aspetti del dibattito odierno cui non ho avuto modo di replicare durante la lezione:
1)L'uso del termine "doppio legame" non è stato improprio se si guarda l'informazione come "formazione dell'opinione indiviuduale e pubblica", quindi come ad una ingiunzione a prestare fede ad una o ad un altra fonte informativa. Se mi avesse dato modo di specificare forse avrebbe potuto rispondere alla domanda effettiva, mi è parso che invce soffermarsi sul doppio legame sia stato un modo per evitare proprio tale risposta...
2) L'uso del termine "psicologia delle organizzazioni" è stato voluto.
L'ho utilizzato per sottolineare la contrapposizione con quella psicologia individuale che di cui lei parlava giusto un attimo prima.
Tra le altre cose è opinione comune tra alcuni componenti del corso che le lezioni di quest'anno non si siano discostate molto da quelle dell'anno scorso, almeno per l'impostazione, le riconosco ovviamente delle variazioni nei contenuti che non mi impediscono tuttavia di vedere i due cicli di lezioni come affini e quindi in qualche modo "accorpabili".
3) Non ha infine risposto alla domanda centrale: "ci sono aspetti pragmatici nell'orientamento che ci propone? se si, come utilizzarli nel caso che le esplico?"
La risposta in qualche modo è stata "non vi possono essere interventi in assenza di domanda".
Inutile dire che non può soddisfarmi, in quanto le emozioni generate da un caso come quello che le ho citato hanno bisogno di uno sbocco, tale bisogno può rappresentare una implicita domanda.
E se comunque così non fosse a livello sociale, le mie stesse emozioni al riguardo rappresentano per me una domanda nei miei stessi confronti, è dunque possibile per me utilizzare il suo orientamento per indirizzare le mie azioni in modo appropriato?
4)Le sue argomentazioni finali sulla domanda e sulle politiche professionali hanno suscitato in me il seguente interrogativo:
Agire sul cliente o sulla sua cultura riguardo alla psicologia e alla figura dello psicologo in modo da evocare una domanda non è forse un modo di operare sul cliente in assenza di domanda?
Infine: ha individuato nel mio intervento e nel mio modo di partecipare alle lezioni una componente narcisistica.
Non mi senti di smentirla, è più che plausibile.
Ma finchè non mi spiega in che modo un atteggiamento narcisistico può essere incompatibile con la formazione psicologica perchè dovrei sentirmi motivato a modificarlo?
Spero che vorrà rispondere a queste mie argomentazioni, gliene sarei molto grato.
Porgo distinti saluti,
Dimitri Stagnito

PS.
La foto non c'entra nulla... o si???