Casa Nemorense

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giovedì, dicembre 27, 2007

Caso clinico particolare.


Due precisazioni.
Se qualcuno si è chiesto se questa non è altro che una volgare scusa per pubblicizzare un blog la risposta è: sì lo è!
Resta comunque il fatto che solleva una questione sulla quale si potrebbe aprire un dibattito…
Secondo punto: il caso clinico (io) precisamente non è a proposito di qualche disturbo mentale, ma di un ritardo mentale. L’elmo che ho in testa si trovava nell’area bimbi di un museo a Stoccolma e, siccome ho un Q.I. evidentemente basso, non ho saputo resistere.

Di pessimi post ne ho fatti un paio, ma l’unico di cui mi pento seriamente è questo (di commenti che mi potevo di risparmiare ce ne stanno almeno un paio invece). Era un post pieno di psicologismi, un po’ narcisistico, pieno di sfoghi personali e luoghi comuni. Brutto, decisamente brutto. Fatto sta che ho creato da un po’ un blog ispirato a quel post. Ugualmente pieno di psicologismi, di luoghi comuni, di sfoghi personali. E’ nato principalmente come valvola di sfogo per impedirmi di sparare troppe vaccate qui e, a differenza di quel primo post su questo blog non mi vergogno di quello che ho scritto. Per un semplice motivo: in quel blog non dico che sono uno studente di psicologia, scrivo a titolo di coglione qualsiasi un po’ incazzato col mondo. Ma non è solo una questione di abbassare le aspettative per apparire (o almeno sentire di apparire) più intelligente. E’ una questione di ruolo e, in fin dai conti, di setting. Quando scrivo su questo blog parlo quasi sempre di psicologia e gli argomenti che tiro fuori devono essere inerenti, ma anche presentati con una forma e dei contenuti che siano decorosi se un lettore sa che sono scritti da uno studente di psicologia. Quando scrivo sull’altro blog, mi sento autorizzato a scrivere tutto quello che mi pare e come mi pare, inserendo degli sfoghi, cazzeggiando e, a volte – cosa che qui ben mi guardo dal fare – generalizzando. E siccome io queste cose le scrivo come persona e non come aspirante psicologo, non mi sento condannabile.
Il caso clinico del post - motivato ovviamente da dinamiche esibizionistiche e megalomaniche - sono io e pongo la questione.
In questo blog sapete per ovvi motivi che sono uno studente di psicologia e se sparo quella che per qualcuno è una puttanata, chi lo pensa ha il diritto di farmelo notare, argomentando e/o definendomi uno che non ha capito una mazza di psicologia.
Se per caso (non è detto) io mi dimostrassi un aspirante psicologo competente all’interno di questo blog, mentre quell’altro è un’accozzaglia di generalizzazioni e sfoghi personali (come effettivamente è) sarei ugualmente condannabile? Uno psicologo che in ambito clinico sa fare il suo lavoro, ma che al di fuori di esso (in famiglia, nelle relazioni e in ambito umano) fa schifo, è uno psicologo competente?
Io credo di sì.
So bene che sto mettendo in atto una forte scissione fra l’ambito professionale e extra-lavorativo di una persona e mettiamo in chiaro che è il solito esempio estremizzato. E so anche che arriveranno molti commenti anonimi e non che sosterranno che io sono un cazzone e che non sono lo psicologo competente che spero di essere.
Vorrei però ricordare che è il setting quello che rende uno psicologo tale.
Lo psicologo, che sia o non sia uno schifo d’uomo, deve conoscere il setting all’interno del quale si trova, per erogare la sua competenza psicologica quanto vi si trova all’interno, per comportarsi come chiunque altro quando non vi ci si trova.
Lo psicologo dei film, calmo e pacato anche quando sta con gli amici o la ragazza, è una macchietta.
Siamo persone, non siamo sempre calmi e pacati e ogni tanto ci incazziamo. Non incazzarsi mai è difficile, e forse anche da autolesionisti. Ripeto per l’ennesima volta che la vera competenza psicologica consiste nel sapere in che setting ci si trova e a comportarsi correttamente all’interno di esso. Se al di fuori del setting facciamo qualche cazzata meglio, così ci sfoghiamo al di fuori di esso!
Committenza --> setting --> erogazione dell’intervento psicologico.
Senza committenza non puoi impostare un setting. Senza setting, se viene una persona nel tuo studio le puoi dare dei soldi, una pacca sulla spalla, puoi farci sesso. Tutte cose che hanno indubbiamente un’eccellente effetto psicologico. Ma non sono interventi psicologici! Se vogliamo dare i soldi facciamo i ricchi filantropi, se vogliamo dare una pacca sulla spalla, cambiamo nome in Francescato, se vogliamo fare sesso, facciamo le puttane. Se vogliamo fare interventi psicologici facciamo gli psicologi!