Casa Nemorense

Roma: servizi e attività. Guida ai servizi e alle imprese di Roma, mangiare, dormire divertirsi a roma

venerdì, ottobre 13, 2006

Ci dovrebbe entrare dentro questo Naiv...



Dj Sahid ci manda il suo ultimo successo: "ci dovrebbe entrare..." con la voce cantante originale di Renzo Carli!

Clicca qui per ascoltarlo...

mercoledì, ottobre 11, 2006

Vere Categorie False


Ho chiesto uno sforzo alla scarsa materia grigia a mia disposizione sulla questione del vero/falso come uniche categorie funzionali alla disciplina psicologica, o perlomeno al setting.
Ho fatto qualche intervento in classe in proposito, risulatando forse a qualcuno un pò monotematico, (parlo solo di causa-effeto e di categorie).
La risposta di Carli è stata dapprima un "lei proietta" (una settimana e mezzo fa), mentre lunedì scorso il prof, avendo colto nel mio sguardo il disappunto mentre si affrontava l'argomento in classe, mi ha "accusato" di appartenere ad uno stereotipo di persona ( il signor "non mi va mai bene niente, quello che ha a ridire su tutto, quello del "piove: governo ladro", ecc...).
Ora soffermandoci un istante sulle due risposte di Carli non si può non notare come abbia usato due trucchetti che lui stesso ha definito a suo tempo come facenti parte della famiglia degli "atteggiamenti aggressivi": 1) accusare l'altro di stare proiettando i propri schemi sull'altro 2) Etichettare l'altro inserendolo in uno stereotipo e quindi sminuendolo.

Post Hoc, (anzi Posthock!, chiedo scusa) passiamo al mio punto di vista sulle categorie.
La mia obiezione è la seguente: Possibile che basti usare la categoria dicotomica vero/falso per orientarsi in un setting? non esiste la possibilità che lo psicologo avendo eliminato per costrutto teorico determinate categorie finisca per usarle incosapevolmente?

Tale obiezione si basa su questa osservazione: la categoria dicotomica vero/falso ci permette un approccio gnoseologico alla realtà, ma non presuppone alcun tipo di azione.
Ad esempio, trovandoci di fronte ad una persona che presenta una certa sintomatologia ed appurato che i sintomi che la persona prova sono "veri" (o che sono "vere" le cause dei sintomi stessi) dovremo subito ricorrere ad altre categorie per impostare un'azione sul soggetto; dovremo decidere infatti se è bene o male che questa persona continui a convivere con questi sintomi, ed agire di conseguenza.

Mi si può fare a questo punto l'obiezione della committenza: bisogna vedere che cosa chiede questa persona al terapeuta, bisogna analizzare la domanda.

Ma non ci troviamo a questo punto davanti ad un costrutto teorico che ci dice quale è la cosa giusta da fare (analizzare la domanda)?
Non è quindi questo un caso in cui stiamo usando delle categorie senza accorgercene poichè sono nascoste all'interno del costrutto teorico a cui facciamo riferimento?

martedì, ottobre 10, 2006

Delirio mattutino

Son maestro di cazzeggio
se non ho niente da fare
scrivo sempre per dileggio
se nel letto voglio stare
un pochin bastardo sono
se prendo in giro un tale
me la canto e mela suono
e ciò non mi fa star male
sta lezione di colloquio
me sta troppo ad appallà
e per non fare turpiloquio
chiedo: "ma qui che ce sto a fà?!"

Visto che succede quando vi svegliate troppo presto?! La prossima volta dormo di più!

lunedì, ottobre 09, 2006

Ci scusiamo per l'interruzione

Tante scuse vi facciamo
Che ci sta un problemino
Ma siccome è piccolino
Ora noi lo risolviamo

Il computer del locale
Sito in via nemorense
Senza chiacchere melense
Ha una crisi epocale

Irtimid si è incazzato
Perché quello non girava
E così l’ha formattato

Ora noi ci riprendiamo
Dalla crisi che ci ha toccato
E a scrivere ricominciamo

domenica, ottobre 08, 2006

Illusion...


Marta ci ha mandato qualche giochino di percezione...
Davvero divertente!
Scaricatelo da Qui